interpreti D. Colaianni, S. Bonfadelli, R. Boscolo, M. Olivieri, A. Spina direttore Jader Bignamini orchestra Internazionale d’Italia coro Teatro Petruzzelli regia Alessandro Talevi dvd Dynamic 37675 prezzo 24,30
Curioso caso fu quello del melodramma italiano buffo dell’Ottocento di ereditare stilemi e archetipi dalla vecchia tradizione napoletana, portarli all’inviolata vetta con Rossini per poi abbandonarli quasi del tutto allo scoccare della prima metà del secolo. E proprio allora vedrà emblematicamente la luce un’opera che ebbe più d’un quarto d’ora di notorietà nel suo tempo e che oggi è pressoché sparita dai repertori teatrali: quella Crispino e la comare che segnò l’insolito avvento di un titolo la cui musica fu scritta a quattro mani dai fratelli Luigi e Federico Ricci. Sarebbe dunque toccato a costoro di registrare nel 1850 l’autentico spartiacque tra una vecchia concezione operistica del comico e le nuove tendenze del melodramma nazionale che, invischiato dal giovane Verdi nei fermenti di una nazione in cerca della propria identità, del comico non sapeva più che farsene. Abili e non disprezzabili mestieranti, i Ricci furono probabilmente gli ultimi di una copiosa stirpe di fedeli testimoni della sensiblerie napoletana i quali si mossero nell’ambito di una convenzione ormai agli sgoccioli, ma non perciò priva di qualche simpatica suggestione. Mentirei certo se affermassi che i quattro atti dell’opera trascorrono tutti in pura felicità, visto che a ciò approdare si sarebbe pretesa la mano di colui che dei Ricci va giudicato il de cuius insigne ovvero quella di Gaetano Donizetti. E semmai sarà da apprezzarvi, facendone altresì merito all’illustre firma librettistica di Francesco Maria Piave, una originale deviazione dal cliché consueto del comico d’epoca, che trova la sua chance più originale nella compromissione coll’espediente fantasmatico: la presenza della Morte in veste di bella Comare che decide del destino del ciabattino protagonista. La ripresa dell’opera più celebre dei fratelli Ricci nell’ambito del Festival della Valle d’Itria del 2013 va stimata comunque un’opportunità; e va ammesso che l’entourage pugliese l’ha sfruttata con accortezza. Porrei in cima alle mie preferenze la direzione d’orchestra di Jader Bignamini, capace di coinvolgere l’Orchestra Internazionale d’Italia in un percorso di franca cordialità e di mettere una sorta di piglio d’autore nei tanti temi popolareschi di un’opera che, svolgendosi in terra veneziana, denuncia pochissimi appigli all’arguzia e al pettegolezzo locali ma reca imprescindibili i tratti di un’esuberanza che più napoletana non si saprebbe. E nel team canoro impiegato vanno privilegiati i nomi di Domenico Colaianni, sagace nell’effigiare il protagonista Crispino dando rotondo corpo sonoro ai suoi innumerevoli sillabati, e di Romina Boscolo, che presta adeguate stimmate fisiche e risonante volume sonoro alla trucida Comare. Ma senza dimenticare la prova di Stefania Bonfadelli quale Annetta, moglie di Crispino: vuoi perché di affidabile marca belcantistica (la parte fu appannaggio di personaggi quali la Patti e la Galli Curci e perfino la Sutherland l’ha onorata di uno sguardo di sbieco cantandone l’aria più nota), vuoi perché si tratta di gradito ritorno in auge per un soprano di cui s’erano un poco perdute le tracce. La regia di Alessandro Talevi aggiorna al tempo attuale la vicenda scenica ma senza far danni dei soliti di inconcludenza, anzi atteggiandosi con destrezza nei riguardi delle numerose parti attoriali e costruendo uno spettacolo tutto sommato divertente.
Aldo Nicastro