Bayreuth di passione

Haenchen al posto di Nelsons. E nel Parsifal si annunciano riferimenti all'Islam e fanciulle fiore in chador

katharina+christianNon sarà Andris Nelsons ad aprire Bayreuth 2016 dirigendo il Parsifal, ma il 73enne Hartmut Haenchen, oriundo sassone da tempo stabilito nei Paesi Bassi. “Ne troviamo subito un altro”, aveva detto venerdì 1° luglio Peter Emmerich, portavoce del festival, annunciando l’inopinato ritiro del maestro lettone; in realtà sembra che la biondissima Katharina Wagner (nella foto con Thielemann) sia rimasta incollata al telefono fino al tardo pomeriggio del 5 incassando un gentile rifiuto dopo l’altro. Da chi? Si fanno i nomi di wagneriani ortodossi e non: Sebastian Weigle, Daniele Gatti, Adam Fischer, Philippe Jordan, Marc Albrecht, Thomas Hengelbrock.
In ultimo la scelta è caduta su un nome che è un discreto omen: Haenchen come “galletto” e Hartmut come “duro coraggio”. Ce ne vorrà una buona dose perché giovedì 7 c’è la prima Sitzprobe coi cantanti e il 25 è fissata la prima, quest’anno in assenza di Frau Merkel (insostituibile per definizione; ma ha promesso di venire a una replica). L’anziano “galletto” di Dresda ha figura ieratica e gesto misurato; voci di backstage riferiscono che in sede di prove sia solito tenere i professori sulla graticola. Conosce a menadito tutto il suo Wagner e lo ha diretto centinaia di volte a partire dalla ex Ddr, dove per veti di regime del Parsifal erano ammesse solo esecuzioni in forma di concerto. Ma a Bayreuth non era mai stato invitato, dunque dovrà familiarizzarsi in fretta con la peculiare acustica del Festspielhaus, dove il suono orchestrale sale dalla fossa verso il retroscena per poi proiettarsi in platea: il temuto “ritardo bayreuthiano”.
Per non dire dell’accordo col regista Uwe Eric Laufenberg. Si annuncia infatti un allestimento politicamente sensibile per il quale la cittadina francone pare da tempo in stato d’assedio. Nel secondo quadro le Fanciulle-fiori arrivano in chador, poi entrano in un bagno turco e si spogliano restando in camicia o altro arnese ancor meno islamico. Klingsor, si dice, avrebbe tratti sceiccali o califfali, ma questa è quasi tradizione. E i monaci-cavalieri del Graal saranno simili ai sette trappisti francesi trucidati dai terroristi a Tibhirine, Algeria, nel 1996 (vedi il film Uomini di Dio, 2010). Sangue, cadaveri e porno se ne vedranno, ha assicurato Laufenberg alla “Abendzeitung” di Monaco, comunque assai meno che in un comune splatter liberamente scaricabile dal web. Eventuali attentatori in nero gli passerebbero la scusa?
Nel suo rispettoso comunicato di addio, Nelsons non fa parola di “islamofobia” né dei ventilati dissensi con il Musikdirektor Christian Thielemann, che per abitudine compare alle prove d’orchestra per offrire consigli non richiesti ai colleghi. Stando alle smentite, tutto andava invece a meraviglia fra Thielemann, Laufenberg e Nelsons finché quest’ultimo non ha deciso di prolungare le ferie a Riga lasciandosi dietro la bacchetta ed altri effetti personali. Forse era irritato per i cambi di cast decisi da Frau Katharina in sfregio alla sorellastra Eva Pasquier? La saga di famiglia continua e già si levano voci di “mandiamole tutte a casa”.
Carlo Vitali


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306 Novembre 2024
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