Missa solemnis direttore Nikolaus Harnoncourt ensemble Concentus Musicus Wien coro Arnold Schoenberg cd Sony 88985313592
Sulla copertina di questo disco campeggia l’immagine di un uomo pensieroso che se ne va, riempiendo di tristezza – a qualche mese dalla morte di Harnoncourt – chi è cresciuto nel suo esempio civile, intellettuale, musicale. Recensirne l’ultima, postuma incisione della Missa solemnis di Beethoven, ripresa dal vivo a Graz nel 2015 (solisti Laura Aikin, Bernard Fink, Johannes Chum, Ruben Drole), è esercizio di critica difficilissimo, perché il senso di privazione dato dalla mancanza del soggetto può interferire sulla valutazione del suo operato; tuttavia, se l’eroe è scomparso, sussiste ancora qualche suo minuscolo detrattore cui può giovare l’ascolto di quest’ultima prova rapportato agli altri due pur magistrali documenti sonori della medesima opera. Poniamo quindi come A l’edizione del 1993 (Mei/Lipovesk/Rolfe Johnson/Holl con la Chamber Orchestra of Europe), B quella del 2012 (Petersen/Kulman/Güra/Finley con il Concertgebow) e C quest’ultima. Rispetto ad A e, in minor misura, a B, qui la ricerca sul suono e sulla dinamica è più sistematica e dettagliata, frutto di un lavoro di concertazione e comunione d’intenti: per esempio, nella parte strumentale del Benedictus e nelle voci soliste dell’Agnus realizza perfette fusioni di registro (violino solo/orchestra, soprano/tenore), obiettivo che Beethoven ha sempre cercato nelle sue partiture, praticando una poetica della sfumatura che, a sua volta, è fra le costanti della ricerca interpretativa di Harnoncourt. Gli stacchi di tempo restano sostanzialmente gli stessi in A, B e C, ma qui gl’interventi dei solisti e del coro sembrano provenire non solo dal tavolo sul quale è stata scritta la Nona Sinfonia (incombente alter ego in A) ma anche da quello che, molti anni prima, vide accumularsi le bozze e i ripensamenti del Fidelio. In nessun passaggio di questo disco, crediamo, si avvertono sentori di finitezza e tramonto o presagi di morte (che caratterizzano invece le riprese video di B); l’invito perentorio è alla vita, al progresso, alla fiducia, sotto il cui nome, adesso, sia il compositore sia uno dei suoi interpreti d’elezione ci continuano a guardare.
Carlo Fiore