interpreti M. Kožená, A. Rost, M. Polenzani, T. Quasthoff pianoforte James Levine, Yefim Bronfman cd Deutsche Grammophon 4796044
La produzione liederistica di Brahms, va ammesso, non è propriamente una rarità dell’editoria discografica ma questo disco affronta un settore abbastanza negletto della stessa, che è quello delle due collane di Liebeslieder Walzer dell’op. 52 e dell’op. 65 per quartetto vocale e pianoforte a quattro mani mai specialmente beneficiate dal consenso popolare malgrado il loro corredo di danubiana fascinazione. Il cd contiene, insieme alle due collane, altri campioni sparsi di questo liederismo che, ormai lontano dalle cuspidi visionarie della grande Romantik, sfiora l’ambito pur insinuante del Biedermeier o filisteismo borghese di cui disse Lukács; e la esecuzione approntatane dai solisti del disco, registrato “live” durante il Festival alpino di Verbier del 2003, pare del tutto conforme ai meriti dello stesso. Merito precipuo ne farei intanto ai due pianisti che accompagnano la rassegna, James Levine, per allora al culmine della propria amorevole consentaneità con la Germania musicale, e Yefim Bronfman; ma non da meno si dichiarano i quattro solisti vocali, tutti adusi al miglior disbrigo della musica da camera ottocentesca, Andrea Rost e Magdalena Kožená, Matthew Polenzani e Thomas Quasthoff. Nella loro consapevole resa vocale va letta una immedesimazione poetica di sicuro aplomb; e talune oasi del disco sono davvero di inusitato fascino: vedi, per dirne soltanto due, il bellissimo Unbewegte laue Luft, ottavo dell’op. 57, intonato con luminosa cadenza dal soprano Andrea Rost, e gli ultimi quattro numeri di strepitosa bellezza fra i quindici nella seconda serie dei Liebeslieder Walzer op. 65. Da soli varrebbero tutto il disco.
Aldo Nicastro