Chopin – Late Works

pianoforte Maurizio Pollini
cd Dg 479 6127 
prezzo 18,60

 

Lateworks

È l’ultimo disco che Pollini ha dedicato a Chopin – registrato tra il 2015 e il 2016 – rivolto ai capolavori fioriti nella  estrema stagione del grande polacco. Una testimonianza significativa proprio perché consente di ricomporre la linea ideale dell’interpretazione chopiniana del nostro interprete lungo l’ampio arco temporale che ci riporta agli anni ’60 e alla clamorosa vittoria di Varsavia e considerare come il pensiero di Pollini sia stato sospinto da sempre nuove sollecitazioni; movendo da un rapporto con la scrittura chopiniana molto riflessivo che induceva già allora il sorprendente diciottenne a piegare il suo straordinario talento pianistico verso un’immagine di chiarezza e di plasticità discorsiva che si sottraeva agli equivoci di un malinteso sentimentalismo con un tratto deciso, subito riconosciuto da Rubinstein che in quell’edizione del Concorso sedeva in giuria. Caratteri che sono andati evidenziandosi nelle successive testimonianze discografiche fino a quest’ultima che mostra un confronto con la complessità dello stile dell’ultimo Chopin sia in un’opera di più articolato spessore quale la Polonaise-Fantaisie che nei più raccolti, supremi,  Notturni dell’op. 62 o le Mazurke dell’op. 59 e 63, e ancora nei Valzer op. 64,  oltre che in quella gemma di stupefacente bellezza che è la Barcarolle.  Nel riscattare il carattere sognante, elegiaco, malinconico che increspa di luci madreperlacee l’incantata melodia Pollini ha inteso soprattutto dar rilievo al controluce drammatico che tocca dall’interno queste pagine, quel che di tormentoso che affiora da un’armonia inquieta, sorprendente, insidiata da sfuggenti cromatismi; segnali che il nostro interprete percepisce con evidenza, come pure nel dar rilievo a certe figurazioni ostinate che premono sotto la purezza della linea melodica come allarmanti premonizioni; a dire appunto di quella tensione che pervade il sogno per farsi strappo improvviso oppure ripiegarsi in una visione più rarefatta come quella svelata trepidamente negli ultimi due Notturni, straordinari in questa esecuzione, per il librarsi dello sguardo verso orizzonti che solo Debussy  rischiarerà prolungandone l’enigma. Toccante chiusura con l’ultima Mazurka in fa minore, la cui incompiutezza – forse l’ultimo pensiero di Chopin ormai alle soglie della morte – sembra acuire il senso di dolente scoratezza che la lettura di Pollini ci trasmette.
Gian Paolo Minardi

 

 

 


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