Rossini – Il barbiere di Siviglia

interpreti B. Bürger, D. de Niese, A. Corbelli, T. Stayton, C. Stamboglis
direttore Enrique Mazzola
orchestra London Philharmonic
regia Annabel Arden
regia video François Roussillon
formato 16:9
sottotitoli Ing., Fr., Ted., Giap., Cor.
dvd Opus Arte 1238D
prezzo 29,90

Spettacolo minimalista, come si suol dire. La cui sintetica scenografia (un emiciclo ornato di quadrati bianco-azzurri allusivi agli azulejos; una finestra con cascata di fiori purpurei per la prima scena; casa di Bartolo priva d’alcunché salvo un enorme armadio per le carte e due clavicembali che vanno e vengono senza rappresentare altro che se stessi) molto ricorda lo spettacolo madrileno di Emilio Sagi del 2005, consegnato anche al dvd. Annabel Arden è una habitué del Sussex (non male il suo Elisir finito anch’esso su dvd), sostenuta da un ottimo mestiere che fa spesso aggio su una tal quale banalità d’idee. Ritmo sempre sostenuto, caccole al minimo sindacale e comunque godibili: il chitarrista che per la Serenata viene “audizionato” dal direttore, il quale riprende poi Bartolo allorché indirizza a Rosina anziché a Giannina la canzonetta di Caffariello; il picnic per terra di Bartolo in apertura del second’atto, ironica strizzata d’occhio all’ora e mezza d’intervallo di prammatica a Glyndebourne per consentire – tempo permettendo ma lo si fa anche con l’ombrello aperto – d’aprire sui prati il cestino di picnic, che i più raffinati si fanno confezionare ovviamente da Harrod’s. Recitazione, comunque, che affronta l’assoluta integralità dell’edizione critica di Alberto Zedda rendendo la narrazione sempre sciolta e leggibile: cosa che in parte compensa il suo essere in massima parte affidata al talento naturale dei componenti d’un cast affiatatissimo, provvisto in proprio del carisma necessario a far dimenticare come tutti siano per lo più lasciati soli al proscenio a sbrigarsela.
Soli, per fortuna, non sono lasciati dall’orchestra. Non riesco a comprendere le ragioni per le quali Enrique Mazzola stia svolgendo la propria carriera soltanto all’estero: direzione vivacissima ma ovunque perfettamente calibrata nella molteplicità dei suoi piani sonori, che continue sfrangiature dinamiche rendono ricca di colori mantenendola nel contempo morbida, ariosa, flessibile e soprattutto soffice ed affidabile cuscino per il canto. Una delle migliori orchestre che nel Barbiere mi sia capitato d’ascoltare negli ultimi anni.
Björn Bürger è un baritono trentenne che fa parte dell’ensemble di Francoforte: uno stangone di bell’aspetto e voce torrenziale, scioltezza scenica formidabile, dizione perfetta, acuti di luminoso squillo, musicalità di livello strumentale. Danielle De Niese debutta Rosina, e qualche problema ce l’ha, specie nelle pestifere quartine del duetto con Figaro: bella di fisico e di voce, però, e la linea è nel complesso morbida, omogenea, innervata da una vivacità d’accento capace di far dimenticare la dizione alquanto elaborata – i recitativi, soprattutto, sono fastidiosamente “compitati” – nonché diversi acuti asprigni. Sempre padrona di casa è, comunque, Mrs. Christie (la De Niese è moglie di Gus Christie): e dunque si ripristina l’aria “Ah, s’è ver, in tal momento”: la cui non proprio eccelsa statura (se Omero talvolta dorme, Rossini anche più spesso sonnecchia) non è peraltro giustificata da esecuzione parecchio problematica per quanto attiene sia alla coloratura sia a registro superiore duro e stridente. Niente ripristino di “Cessa di più resistere”, invece, per il Conte di Taylor Stayton che l’avrebbe meritato di più: il timbro – bianchiccio e gessoso – non è propriamente un dono del cielo, però la linea vocale – a parte talune inflessioni troppo nasaleggianti – è solida ma sempre morbida, con pregevole propensione a sfumature e alleggerimenti di notevole effetto. Christophoros Stamboglis è un Basilio insolitamente timido e rinunciatario, laddove la Berta molto old british di Janis Kelly ottiene un’ovazione al termine di un’aria cantata molto male ma con gran dispiego di passi di danza spagnoleggiante comprensiva di gonna alzata a mostrare le gambe inguainate in calze nere con pizzo.
Ma senza far torto a nessuno, questo è il Barbiere di Alessandro Corbelli. La dizione favolosa è viatico per un ventaglio accentale non meno che portentoso, capace di rendere scoppiettante e personalissima ogni minima piega di recitativo, sempre sposandosi alla perfezione con un ventaglio gestuale tutto all’insegna del britannico less is more, meno fai e più ottieni: di cui è anzi paradigmatico esempio. E se qualche presa di fiato in più è adesso necessaria, in nulla – ma proprio in nulla – lede la perfezione d’un canto morbido, ben timbrato tanto su quanto giù, scorrevole come lucido mercurio, dalla comunicativa semplicemente irresistibile. Ennesimo capolavoro epocale, dunque: talora persino più raffinato e riuscito di quello del magnifico documento visivo delle recite al Covent Garden con Pappano.
Elvio Giudici

 

 

 

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306 Novembre 2024
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