Baby Donizetti e gli “originali”

Bergamo, Teatro Sociale, 25 novembre, 1 e 3 dicembre

Rarità musicali alla ribalta del festival Donizetti Opera. Perché al Teatro Sociale di Bergamo va in scena il 25 novembre, il 1° e il 3 dicembre (alternandosi col Borgomastro di Saardam) un dittico originale composto dalla farsa Che originali! di Giovanni Simone Mayr, che fu maestro di Gaetano Donizetti, e da Pigmalione, primo lavoro teatrale di un giovanissimo Donizetti quando studiava ancora a Bologna. A dirigerle sul podio dell’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala è il milanese Gianluca Capuano al suo debutto con questa compagine.
Qual è il fil rouge tra i due titoli?
“Sicuramente il tema dell’amore per la musica e per l’arte. Che originali! vede infatti come protagonista un appassionato di musica con figure simboliche riferite al mondo della musica come il Signor Biscroma e Semiminima, mentre Pigmalione (nel bozzetto) mette al centro un uomo che, scontento delle donne, decide di costruirsene una, facendone una scultura di bellezza ideale che prenderà vita sul palco. La scelta di eseguirle ed abbinarle è un’idea del direttore artistico del festival, Francesco Micheli, sempre alla ricerca per la manifestazione di composizioni dal raro ascolto”.
Quali sono le differenze stilistiche tra Che originali! e Pigmalione?
“Sono due lavori teatrali molto diversi tra loro. Che originali! è una farsa che s’inserisce in quel tipo di sperimentazione teatrale che aveva luogo a Venezia in quegli anni di fine Settecento ed inizio Ottocento dove tutto risiede nella brillantezza della scrittura, mentre Pigmalione, che è il primissimo lavoro di un Donizetti diciannovenne, mostra già quello che sarà il grande compositore futuro, soprattutto nei momenti patetici della partitura e nella scrittura vocale alquanto impervia, qui interpretata dal tenore Antonino Siragusa. Donizetti studiava all’epoca a Bologna con padre Mattei e, nel settembre del 1816, ricevette la visita di Mayr di cui il compositore bergamasco era, a sua volta, allievo prediletto. Proprio l’incontro tra i due portò alla realizzazione di questo atto unico, come una sorta di piccolo omaggio dell’allievo al maestro. In realtà, Donizetti aveva già assorbito da Mayr lo stile di scrittura per le voci, ma anche un’attenzione per la ricercatezza armonica”.
Quali sono i momenti clou?
“In realtà, la farsa di Mayr Che originali!, che è interpretata da cantanti di grande esperienza teatrale come Bruno De Simone, Chiara Amarù e Leonardo Cortellazzi, è una meravigliosa successione di arie solistiche, duetti e concertati tutti da gustare con recitativi secchi che fanno da tessuto connettivo. Dal punto di vista formale è come se fosse un’opera buffa della durata di un’ora e mezza dal carattere molto ironico e un po’ autoironico perché riferito al mondo della musica che vede in Paisiello e in Cimarosa due grandi modelli stilistici per Mayr. Pigmalione è invece un soliloquio in numeri chiusi che accompagnano il fluire del pensiero del protagonista. Qui il modello di riferimento per Donizetti è il melologo che unisce la musica con il parlato”.
Lei è un direttore molto attento alle prassi esecutive del passato. Che cosa ha chiesto all’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala?
“In questo caso non abbiamo a disposizione strumenti originali, ma trovo sempre interessante riuscire a far suonare strumenti moderni come fossero originali, usando tutti gli accorgimenti della prassi esecutiva. All’Orchestra ho chiesto quindi un vibrato contenuto, se non nullo, un certo gusto per gli abbellimenti e tutto quello che si fa comunemente quando si eseguono Mozart o Rossini. Credo che il risultato sia di assoluto rispetto per Mayr e Donizetti e il giusto modo per riscoprire oggi questi due titoli”.
Antonio Garbisa

 

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