Scoperto Concerto di Vivaldi

La composizione per violino identificata a Dresda

Scoperto Concerto di Vivaldi La scoperta risale alla settimana scorsa: un concerto in la maggiore per violino principale, due violini, viola e continuo. La Slub, Sächsische Landesbibliothek di Dresda ne possiede tre serie di parti differenziate per organico, ora in formato da camera con cembalo e fagotto, ora da chiesa con organo e violone. Tutte anonime, ma un dettaglio ha messo in sospetto lo studioso islandese Jóhannes Ágústsson: la ricorrenza combinata delle didascalie “Allegro non molto” e “Qui si ferma a piacimento”, peculiare dell’usus scribendi vivaldiano.
L’analisi stilistica sembra confermare la prima intuizione: artifici violinistici come lo “staccato volante”, largo uso del registro sovracuto fino al La5, progressioni e giri di frase tipici del Prete Rosso, l’esordio a canone del finale. La ricerca continua per individuare più precise concordanze tematiche che sarebbero la prova decisiva. Michael Talbot, decano degli studi vivaldiani, ha dichiarato: “Se sarà riconosciuta autentica, la considero la maggiore scoperta dal ritrovamento dei manoscritti torinesi quasi un secolo fa. ‘Normali’ concerti vivaldiani, come quello per flauto da poco ritrovato in Scozia, affiorano abbastanza spesso, ma questo spicca per la sua datazione tarda – fra il 1729 e il 1733 circa – oltreché per la lunghezza e l’estrema difficoltà tecnica”.
Si attende la pronuncia dell’Istituto Vivaldi di Venezia, unico abilitato ad assegnare il numero di catalogo RV. Il violinista Adrian Chandler, direttore del complesso “La Serenissima”, si è già prenotato per la prima esecuzione moderna il 20 settembre prossimo.
È nota la connection di Vivaldi con Dresda, mantenuta soprattutto tramite Georg Pisendel e Jan Dismas Zelenka, che sotto di lui si erano perfezionati a Venezia nel 1716-17 e alla corte sassone fecero poi carriera: Pisendel come primo violino della sua eccellente orchestra, Zelenka come maestro della cappella cattolica presso la Hofkirche. Dopo Torino, Dresda conserva il maggior numero di manoscritti vivaldiani ospitati presso la Slub; un deposito che continua ad accrescersi grazie all’identificazione di lavori anonimi o erroneamente attribuiti dagli antichi copisti.
                                                                                                                  Carlo Vitali

(19 giugno 2012)


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