pianoforte Kumi Uchimoto cd Stradivarius STR 37089 prezzo 14,90
Che cosa dovrebbe suggerire, in musica, “il Giappone”? Eppure il titolo dice la verità: queste ventiquattro miniature, leggere come piume ma non superficiali, hanno un’aura “lontana” e seducente. Più che Preludi sono haiku: uno, due, tre minuti e mezzo al massimo. Quasi fosse una risposta automatica del Sol Levante al Sudovest americano dei nativi pellerossa (nell’album di Arciuli che recensiamo più in basso), questa antologia cattura e sorprende.
Linguisticamente non c’è nulla di pensosamente strutturato; ogni preludio chiede al pianoforte soprattutto ribattuti, trilli, tremoli, iterazioni, accordi arpeggiati. Nulla di minacciosamente accademico, e questo è il pregio. La lista dei nomi ha poco da dire, perché molti dei ventiquattro compositori sono giovani, e comunque sconosciuti in occidente, e non poche sono donne, come la pianista Kumi Uchimoto che li ha chiamati, gli autori, e raccolti, i Preludi, con conoscenza della materia e fiducia nel nuovo.
In Sumo Piano Taiko di Sachiyo Tsurumi risuona il tamburo giapponese che annuncia i giorni di un torneo di Sumo; in View From the Round Window di Yuka Shibuya c’è la sospensione meditativa di uno sguardo sul mistero; ancora eco di danze giapponesi nei rintocchi di Les mains de la mer IV di Masamichi Kinoshita; ombre velocissime in Shades of Shepherd di Takeo Hoshiya; pure e informali trasparenze in Leaf Veins di Toshiya Watanabe; lampi di luce in Star Lights Pouring in the Summer Garden di Mikako Mizuno; è un divertente carillon Twinkle-Twinkle di Akiko Yamane; intelligente e sorprendente A Walking Man Does not Walk, nor Does a Dancer Dance di Tomoko Fukui, che gioca abilmente, con sensibilità tutta femminile, a confondere una marcia con un valzer.
Ventiquattro volte il pianoforte suona sottilmente “altro”. E nel tocco, nei colori pianistici, Kumi Uchimoto sa leggere lo spirito di queste sensibili diversità.
Carlo Maria Cella
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