mezzosoprano Tora Augestad direttori Joshua Weilerstein, Christian Eggen orchestra Oslo Philharmonic cd Lawo 1164
Molto cabaret-style, ovvero mancanza di autentico stile nei Five Songs di Ives brillantemente orchestrati da John Adams: una voce piccola, acidula timbricamente, d’emissione fissa oltre ogni dire, altro non può fare che pattinare alla superficie d’un brano come “Down East”, e ammiccare in modo un po’ dolciastro in “Cradle Song”. Marcus Paus ha composto i sei Hate Songs proprio per la Augestad, e quindi suppongo che la sua esecuzione sia del tutto idiomatica: dovessi dire di provare una gran voglia di risentirli, mentirei. Cuore del recital è costituito indubbiamente dai Sette peccati capitali di Kurt Weill (nel titolo completo bisognerebbe aggiungere “dei piccoli borghesi”), il balletto con canto che fu l’ultima sua collaborazione con Brecht. Qui l’approccio cabarettistico è più in linea con i vetriolici aforismi musicali, e più accettabile – ma sempre abbastanza sgradevole, ahimè – risulta la spremuta di limone d’una linea vocale fissa peggio d’un fischietto di marina, che rende altrettanti trapani sonori certi lunghi legati più che evidentemente pensati per altro tipo d’emissione: l’accento qua e là soccorre, ma il ricordo di quanto riusciva alla voce e all’arte espressiva di Marianne Faithfull (quell’album Rca diretto da Russell Davies è un must per ogni amante di Weill) occhieggia praticamente dietro a ogni nota.
Elvio Giudici
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