[interpreti] R. Villazon, A. Netrebko, B. Daniel, N. Cabell, V. Kowaljow, S. Degout
[direttore] Bertrand De Billy
[orchestra] Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks
[2 cd] Dg 00289477 6602
È tutto “troppo”, in quest’incisione che, inserendosi in un catalogo tra i più ricchi, per giustificarsi abbisognerebbe di proposte interpretative un po’ diverse e migliori di quelle di fornire ennesima vetrina a merce vocale che la superpromozione spaccia come pregiata, laddove ordinaria appare a una anche solo superficiale comparazione con una a scelta delle numerosissime compagne di scaffale. Si ostenta molto, cioè, in termini di baldanzose proiezioni all’acuto, squisite sfumature, estenuati rallentandi (ivi compreso qualche portamento di gusto dubbio), preziosità d’accento sia vocale sia strumentale: ma il costrutto è scarso.
Gli acuti di Villazon (anche a prescindere dal do della “speranza”, autentica schifezza) sono faticosi, tendenzialmente aperti, avarissimi non dico di squillo ma anche solo d’armonici: per compensare minia e cesella, ma a freddo, inserendo tali improbabili finezze nel flusso d’un canto esuberante nelle intenzioni ma duro e sempre affetto da spinta, limitati essendo i reali mezzi che per giunta la bulimia di repertorio ha precocissimamente usurato. Meglio la Netrebko, ma soprattutto per via del confronto diretto: una Mimì che non sa conversare non può essere una grande Mimì, e questa scantona troppo spesso nella declamazione o nel lezioso petulare, con esiti di costante banalità in termini espressivi giacché il forte sovrabbonda e la linea comincia a stringersi in salita abbisognando di spinta, pessimo segno d’infausto futuro. Boaz Daniel è un Marcello alquanto rozzo; Nicole Cabell costella d’urlacci e urletti falsetteggianti il valzer d’una Musetta che s’esprime in lingua ignota giacché non una sola parola si discerne; Vitalij Kowaljow è un Colline gutturale e persino Stéphane Degiut, ottimo mozartiano, col fraseggio, lo stile, il colloquiar cantando pucciniano c’entra nulla. De Billy cincischia, affastella particolari squisiti messi in debito risalto dai microfoni epperò artificiosi (Gesù che brutto Momus!), mai inseriti in un contesto di fluida naturalezza.
Elvio Giudici