Rossini – La cambiale di matrimonio

[interpreti] P. Bordogna, F. M. Capitanucci, D. Rancatore, S. Pirgu
[direttore] Umberto Michelangeli
[orchestra] Haydn di Bolzano
[regia] Luigi Squarzina
[regia video] Tiziano Mancini
[Formato] 16:9
[Sottotitoli] It., Ing.
[dvd] Naxos 2.110228

Allestimento tra i più vecchi del festival rossiniano, messo su da uno Squarzina che da tempo (ovvero da quando aveva lasciato lo Stabile di Genova) non era più il sapido, impagabile regista di alcuni tra i più bei Goldoni del dopoguerra. Impianto serioso solcato da gag elaborate a tavolino, cerebrali rifritture d’uno stile fattosi vecchio e stanco. Per dirne solo una, proprio non si capisce perché Tobia Mill debba essere un grasso panzone che incede dinoccolando: perché grasso fa ridere? Ma dai, diamo un’occhiata al calendario. Ridere difatti non fa, anche perché Paolo Bordogna ha fisico asciutto e scattante, e vedere il solito vestitone ciccioso sormontato da testa proporzionata a tutt’altro fisico, più che teatro farsesco fa robivecchi, e poco può fare il regista televisivo, anche se provvisto dell’abilità e fantasia di cui Tiziano Mancini dà ancora una volta prova maiuscola. Aggiungiamoci un’orchestra senza colori, rigida, puntuta, nella cui metronomica asfissia un rubato viene evidentemente ritenuto reato da pena capitale. Resta il canto, e segnatamente quello maschile giacché Desirée Rancatore si trovava in pessima serata, forzata e stridula in modo oltremodo sgradevole.

La tessitura di Slook è delle più esigenti, tutta centralizzante com’è, portata con sadica perseveranza a battere di continuo sul passaggio di registro verso acuti da tenere parecchio: Fabio Capitanucci non solo la domina con quella facilità che, nell’assenza d’ogni forzatura o sconnessione della linea, fa sembrare semplici le note più ostiche, ma la costella d’accenti che proprio il perfetto dominio tecnico (rinforzi, smorzature, alternative dinamiche continue) rendono vari, esuberanti, carichi di quella travolgente simpatia – enfatizzata dallo spigliato gioco scenico – in assenza della quale questo personaggio non lo si potrebbe costruire mai. Gli è partner perfetto Paolo Bordogna: splendido timbro brunito, linea compatta e morbida perché tutta sul fiato a sua volta poggiato e controllato benissimo, interprete vocale e scenico debordante di fantasia spinta fino al limite dell’istrionismo senza però che gusto, musicalità e senso dello stile glielo facciano varcare mai. Saimir Pirgu canta piuttosto bene ma, a differenza dei due mostri di bravura che gli stanno accanto, la recitazione è proprio smunta al pari dell’accento.

Elvio Giudici


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306 Novembre 2024
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