[interpreti] L. Zazzo, N. Rial, D. Wilson-Johnson, G. McGreevy, T. Mead, C. Streetman
[direttore] Paul Goodwin
[orchestra] Kammerorchester Basel
[3 cd] Deutsche Harmonia Mundi 88697174212
Seconda incisione (dopo l’Oiseau-Lyre di Rousset del ‘95) di un’opera musicalmente tra le maggiori ma anche – complice un brutto libretto e una bruttissima drammaturgia – tra le più trascurate di Händel. A differenza della precedente, Cuor di Leone (proprio quello di Robin Hood) qui è affidato a uno dei maggiori controtenori odierni, Lawrence Zazzo: l’emissione superbamente controllata così da essere ovunque omogenea e morbida, esalta la straordinaria bellezza timbrica conferendo ali robuste ai fantasiosi voli d’un fraseggio capace di toccare le molteplici corde della fierezza, della pateticità, del sensuale abbandono. Massimo, quest’ultimo, nel duetto “T’amo, sì” che chiude il second’atto, con una Nuria Rial che ricordavo deliziosa Barbarina con Jacobs e s’è evoluta verso un lirico luminoso e pieno di corpo, con nell’accento un languoroso abbandono che si distende nelle pieghe melodiche händeliane fondendo il proprio al timbro del controtenore, ovvero una di quelle voci che molti definiscono con fastidio “asessuate” dimostrando che di sesso capiscono solo quello di certe strade provinciali costellate di copertoni bruciati.
Geraldine McGreevy non ha invece timbro baciato dagli Dei, ma temperamento ne ha fin che si vuole, la linea non è sconnessa in modo insopportabile, la coloratura di forza abbastanza accettabile. Bravissimo anche l’altro controtenore, Tim Mead nella parte di Oronte e titolare di “V’adoro o luci belle”, una di quelle arie che sembrano fungere da riempitivo ma in bocca all’interprete giusto (per stile, accento, timbro) fanno faville. Resta Isacio, parte baritonale che David Wilson-Johnson non solleva sopra la routine; il basso Curtis Streetman, ingolato anzichenò e di timbro ingrato; e il direttore, che dirige con energia e grande dispiego di colori una formazione sotto ogni aspetto eccellente, ma cui si deve rimproverare quella fastidiosa tendenza all’andata e ritorno nelle arie col da capo (vale a dire ripresa identica alla prima parte) che si credeva ormai retaggio d’un remoto passato. Libretto in formato pdf contenuto nel primo cd.
Elvio Giudici