[interpreti] G. Kunde, L. Claycomb, P. Coleman-Wright, D. Jeffery, I. Cals, J. Relyea
[direttore] Colin Davis
[orchestra] London Symphony
[2 cd] LSO 0623
La terza giovinezza di Colin Davis continua: tornato a ottant’anni, dopo un periodo un po’ opaco, ai suoi due antichi amori Mozart e Berlioz, ne sta offrendo interpretazioni musicalmente tirate a lucido, suonate da padreterno, ripensate da cima a fondo in fatto di qualità del suono. Con Davis la calda cantabilità melodica, di conserva all’estrema trasparenza con cui la concertazione rende ovunque leggibile il denso ordito strumentale, costruisce la struttura architettonica berlioziana col colore: i diversi impasti del quale creano pieni e vuoti dalla proporzionalità interna magnifica. Molto più bella dell’edizione Philips di oltre trent’anni fa, non può contare più sul sovrano canto di Gedda ma Kunde sembra aver distillato pure lui un elisir di giovinezza: la linea è solida, gli acuti ci sono tutti, fermi e ricchi di suono, il fraseggio è notevole e una tessitura bestiale come questa viene dominata con aplomb e musicalità invidiabile. Laura Claycomb è un po’ leggerina ma se la cava, e se il Fieramosca di Coleman-Wright lascia abbastanza freddi è solo perché non ci si riesce a togliere dal ricordo lo strepitoso ritratto datone da Laurent Naouri l’estate scorsa a Salisburgo.
Elvio Giudici