Dusapin – Passion

AIX-EN-PROVENCE 

[interpreti] B. Hannigan, G. Nigl
[direttore] Franck Ollu
[orchestra] Ensemble Modern
[regia e scene] Giuseppe Frigeni
[teatro] Jeu de Paume

Tra le proposte più attraenti del sessantesimo Festival di Aix-en-Provence c’era una novità assoluta di Pascal Dusapin, Passion, un atto unico in dieci sezioni su libretto italiano del compositore in collaborazione con Rita De Letteriis. Accogliendo un suggerimento del committente Stéphane Lissner, il testo si ispira molto liberamente a frammenti verbali da opere di Monteverdi (spesso ripresi non alla lettera, ma in una lingua prosastica più moderna): non c’è una vicenda, i personaggi si chiamano solo Lei (Barbara Hannigan), Lui (Georg Nigl), gli Altri (6 voci dell’Ensemble Musicatreize) e vivono situazioni diverse, una condizione di dolorosa perdita evocata attraverso vaghe allusioni, che tracciano le linee di un percorso senza raccontarlo. Con una traccia evanescente si sottintende un mito di Orfeo in cui Euridice non risalirà con l’amato, cui pure aveva chiesto aiuto. La musica ha i caratteri di scioltezza, eleganza e modernità moderata che hanno determinato la fortuna di Dusapin (poco noto solo nella provincia italica): determinante è la varietà felicemente flessibile della parte vocale, integrata in una scrittura strumentale destinata a 17 esecutori, dove prevalgono i colori dei fiati (6 legni, 3 ottoni), affiancati da 4 archi, dal sintetizzatore, dall’elettronica dal vivo e da due strumenti che assumono un particolare rilievo in alcuni momenti, il clavicembalo e il liuto arabo. Il suono di Dusapin ha spesso suggestivi caratteri che tengono conto della esperienza francese degli “spettrali”; nelle zone più rarefatte si avvertono delle cadute di tensione inventiva, con qualche conseguente lungaggine; ma nell’insieme il progetto di Passion riesce intensamente suggestivo, ed è stato valorizzato da una esecuzione musicale meravigliosa, con gli ottimi musicisti dell’Ensemble Modern diretti egregiamente da Franck Ollu, con Barbara Hannigan e Georg Nigl da ogni punto di vista splendidi, e con la regia intelligente e pertinente di Giuseppe Frigeni.

Paolo Petazzi


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306 Novembre 2024
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