MONACO
[interpreti] J. M. Ainsley, A. Dasch, J. Banse, P. Breslik
[direttore] Kent Nagano
[regia] Dieter Dorn
[teatro] Cuvilliés
Fuor del mar, Idomeneo torna a casa: a tutti gli effetti, stavolta. La Bayerische Staatsoper festeggia la riapertura, dopo lunghi restauri, del teatro della Residenz (la dimora dei sovrani bavaresi), gioiello rococò intitolato a quel François De Cuvilliés al cui genio architettonico si devono varie altre bellezze monacensi; e lo fa con il primo capolavoro mozartiano, che lì fu tenuto a battesimo nel 1781. Data l’occasione si poteva pensare a una scrupolosa osservanza dell’edizione di Monaco (Idomeneo conobbe poi una versione per Vienna), ma Nagano è direttore troppo personale e sensibilità musicale troppo moderna per simili scrupoli: la sua lettura offre un “Fuor del mar” nell’originaria versione rutilante colorature (nonostante il volenteroso John Mark Ainsley annaspi un po’) anziché in quella semplificata per Vienna, ma propone molte pagine espunte alla “prima” di Monaco e opta – come nell’edizione viennese – per un Idamante tenore, anziché voce femminile. È una scelta in controtendenza, da parte di un direttore che nell’Idomeneo (orrore per i barocchisti!) cerca innanzi tutto la “verità drammatica”, con le sonorità piene di un’orchestra moderna e una realistica voce maschile, in luogo della stilizzazione timbrica en travesti, per l’amoroso della vicenda: e i risultati gli danno ragione, perché è proprio la vocalità gradevole e slanciata di Pavol Breslik il tassello migliore d’un cast alterno, dove merita plauso anche l’Elettra duttile e accattivante di Annette Dasch. Proprio Elettra è stato però il ruolo meno centrato dalla regia, che ha fatto ondivagare il personaggio tra toni da oca giuliva e affondi espressionisti. Per il resto Dorn pecca di didascalicità, a cominciare dalla sinfonia visualizzata, ma risolve bene l’ingombro delle danze finali, trasformandole in sintetica pantomima. E al calar del sipario, l’improvviso innalzamento dell’orchestra all’altezza del palcoscenico, a sancire il ruolo protagonistico della musica, è un vero colpo di teatro.
Paolo Patrizi