pianoforte Paul Badura-Skoda dvd Gramola 20002
Questo breve commento al Dvd che propone la registrazione dal vivo del concerto tenuto da Paul Badura-Skoda il 15 ottobre 2017 alla Goldener Saal del Musikverein Wien per celebrare i suoi novant’anni, diventa fatalmente un obituary, essendosene andato a quasi due anni di distanza da quel concerto cerimoniale; il cui ascolto rende più viva quella suggestione che riassume nel segno delle ultime testimonianze beethoveniane la lunga avventura del grande interprete rinnovandone il carattere, quel modo inconfondibile nel vivere il rapporto con la musica, con quel tipo di eloquenza che pareva sempre prevalere su ogni altro aspetto, formale o puramente strumentale. È un senso di beatitudine che sembra trasparire dallo sguardo con cui questo “grande vecchio” condivide il suo dialogo con Beethoven, con quella confidenza che aveva ereditato dal suo maestro, Edwin Fischer, e che gli ha consentito di penetrare nei recessi più segreti di quella cultura viennese da lui esplorata con l’acume e la responsabilità del filologo ma senza mai divenirne soggetto, incline a cogliere nel prediletto Mozart la straordinaria mobilità emozionale e a porsi come il fedele testimone dell’intimità schubertiana, toccata questa anche in perfetta intesa con Jörg Demus con cui ha diviso un lunghissimo fraterno sodalizio e che, superata la boa dei novant’anni, ha interrotto anche lui da pochi mesi il suo viaggio. Formatosi nel cuore della grande tradizione viennese Badura-Skoda ne ha rivissuto le ragioni più autentiche come se nulla fosse avvenuto della “grande crisi” che tali ragioni ha eroso e stravolto e che ha trovato tragico riverbero nell’opera di Mahler e di Schoenberg, autori che infatti esorbitavano dal suo orizzonte poetico; era la nostalgica ma fiduciosa visione del “mondo di ieri” quale ha continuato a sognarla, disperatamente, Stefan Zweig quella che sembrava riemergere dal passo avvolgente delle sue interpretazioni, piuttosto che il senso della nitida, irreversibile premonizione delineata da Musil nella lunga narrazione dell’Uomo senza qualità e forse, proprio in questo rifiuto, possiamo percepire, come attraverso un toccante volgersi indietro, le ormai vane tentazioni di un mondo perduto.
Gian Paolo Minardi
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