BRUXELLES
[interpreti] M. Delunsch, N. Petrinsky
[direttore] Koen Kessels
[regia] Philippe Sireuil
[teatro] La Monnaie
[ensemble] Neue Vocalsolisten Stuttgart e Percussions de Strasbourg
[teatro] Halles de Schaerbeek
Negli stessi giorni della Medea di Cherubini di cui abbiamo appena detto, la stagione del Théâtre de La Monnaie di Bruxelles presentava due novità di rilievo in sedi diverse dalla sala principale, a ulteriore conferma della vitalità e della straordinaria ampiezza di aperture della Monnaie nell’accogliere nuove esperienze e nel rileggere in modo nuovo i classici. Descrizione del diluvio era una “seconda rappresentazione”, dopo la prima in marzo a Lione: si tratta di uno spettacolo multimediale ideato in stretta collaborazione dall’autore del video, Paolo Pachini (1964) e dal compositore, Mauro Lanza (1975), coprodotto dalla Monnaie e da Ars Musica di Bruxelles insieme con quattro istituzioni francesi (Grame, Gmem, Studio Le Fresnoy, Fondation Royaumont). Spiacevole, ma purtroppo consueta, l’assenza di istituzioni italiane. Il veneziano Mauro Lanza ha avuto tra i punti di riferimento per la sua formazione Sciarrino e Grisey, ha studiato all’Ircam di Parigi, ha vinto il prestigioso Prix de Rome. Di Paolo Pachini il pubblico italiano conosce il video per Index of Metals di Romitelli. Nella adattissima sala delle Halles de Schaerbeek otto schermi e un gruppo di musicisti circondavano il pubblico, che in Descrizione del diluvio viene immerso in un vortice di suoni e immagini. Il titolo è quello di alcuni frammenti di Leonardo, ai cui testi (solo in piccola parte cantati) si ispira la complessa e ambiziosa concezione. Evocando lo scatenarsi di immensi turbini di vento e d’acqua e descrivendone le catastrofiche conseguenze, Leonardo, anche in alcuni disegni, trascende il dato realistico con una precisione che sembra sconfinare nell’astratto. E l’astrazione caratterizza gran parte del video di Pachini, costruito cercando di controllare e modulare il rapporto tra ordine e caos, tra figure geometriche e immagini riconoscibili, tra violenza e sospesa ambiguità (una distesa di corpi nudi fa pensare a cadaveri ma potrebbe suggerire anche un’orgia, perché qualcuno si muove). La musica coinvolge un gruppo vocale, i Neue Vocalsolisten di Stoccarda, Les Percussions de Strasbourg e l’elettronica: si pone in rapporto con i diversi episodi del video con effetti a volte raggelanti (la complessa polifonia costruita su un gesto vocale che solo all’inizio evoca Sciarrino), a volte seguendo processi paralleli. Il rilievo inizialmente concesso alle voci si riduce gradualmente finché alla fine resta la sola percussione a scatenare vortici di suono che rafforzano l’impatto dei vortici di strutture geometriche del video.
In un’altra sede, la piccola Salle Malibran, la stagione della Monnaie presentava la nuova opera da camera La lumière Antigone del belga Pierre Bartholomée (1937), di cui nel 2003 aveva proposto Oedipe sur la route, sempre su testo dello scrittore Henry Bauchau. La Antigone di Bartholomée e Bauchau è già nel sotterraneo che sarà la sua tomba e intona un monologo sulla paura della solitudine e l’attesa della morte. Appare Hannah, una donna di oggi, una attrice, e dialoga con lei sui nostri tempi e sul persistente significato dell’azione di Antigone, che scompare, lasciando la conclusione a Hannah. Il testo non è privo di cadute retoriche, soprattutto nel lungo duetto, e ciò si avverte in una musica basata sul declamato. Pur senza particolare originalità Bartholomée realizza nobilmente l’idea di un tempo immobile, sospeso. Regia e interpretazione musicale sono splendide, con le magnifiche Mireille Delunsch (Antigone) e Natascha Petrinsky (Hannah).
Paolo Petazzi