Il compositore argentino Kagel si può considerare un autodidatta; dopo esser stato Direttore del Colon di Buenos Aires, nel 1956 si trasferì in Germania, per lavorare a Colonia; insegnò ai Corsi di Darmstadt e svolse attività di direttore d’orchestra.
Partendo dapprima dalla lezione di Webern, e sviluppando poi un sua ricerca personale (forse sullo stampo iniziale di uno Stockhausen, ma con successive scelte assai differenti), Kagel ha sempre ricercato inesplorate forme di linguaggio musicale, uscendo talvolta anche dagli schemi tipici del linguaggio novecentista. Per esempio, un aspetto essenziale della sua poetica consiste nell’insistente concessione alla componente gestuale, o l’uso di strumenti non proprio ortodossi nell’ambito squisitamente musicale: nell’opera di Kagel si può ben parlare di surrealismo o di neodadaismo.
Tra i suoi lavori più noti, si ricordano “Anagrama” (1958) per voci e strumenti, “Transicion” del 1959, per pianoforte, percussioni e due nastri magnetici, “Hètèrophonie” del 1961 per orchestra; e molti altri lavori per coro, per strumenti elettronici o complessi sinfonici.