Una formazione interrotta
Volere essere il Beethoven italiano e finire per rimanere il compositore dell’evergreen di sempre, Cavalleria rusticana. Pensare in grande per poi ritrovarsi prigioniero di mitologie di un’Italia piccola piccola. Un dilemma, un paradosso, che riduce all’unità una lunga serie di traversie artistiche e umane. Fin dal 1881, quando arrivò perfino a comporre una cantata “Alla gioia”, sul beethoveniano testo di Schiller tradotto da Andrea Maffei, per poi ritrovarsi a peregrinare in giro per l’Italia come direttore d’orchestra di compagnie di operetta. Così, ancora dopo 32 anni, in cerca della sua Nona Sinfonia, Parisina (su libretto di D’Annunzio), le aspirazioni tornano a infrangersi sulle sue stesse ambizioni e sullo spettro di quel successo fulminante, di quell’opera scritta di getto, facile facile e in un atto. D’altra parte la sua formazione musicale era specchio di un’Italia culturalmente in ritardo, per quanto eccelsa nel tramandare i retaggi del suo passato. Pietro Mascagni nato a Livorno nel 1863 da una famiglia di panettieri, affianca fin da piccoli gli studi umanistici a quelli musicali: pianoforte e canto come contralto nella Schola Cantorum della Chiesa di San Benedetto.
Non dovette bastare, forse, l’iscrizione nel 1876 al nuovo Istituto musicale livornese guidato dal compositore e critico Alfredo Soffredini, uno dei personaggi più in vista della scena musicale italiana, dove i programmi di studio prevedevano capricci e preludi sinfonici, scene drammatiche e brani sacri (di questo periodo si ricordano la Sinfonia in fa maggiore, la Elegia per soprano violino e pianoforte, l’Ave Maria per soprano e pianoforte, perfino un Pater Noster per soprano e quintetto d’archi). Né il successivo trasferimento nel 1882 al Conservatorio di Milano, la vera Università della musica italiana, dove divenne amico di Puccini (entrambi toscani nella classe di Amilcare Ponchielli): dopo un polemico colloquio con il direttore dell’Istituto nel 1885 Mascagni lascia Milano, abbandona gli studi regolari, abbraccia la carriera di direttore itinerante di cui sopra. Nel 1886 viene nominato Maestro di suono e canto alla Filarmonica di Cerignola, città dove la sua compagnia si era fermata stabilmente.
Operista per concorso
A Cerignola nel 1888 aveva sposato Arcenide Marcellina Carbognani detta Lina, da cui aveva avuto un figlio morto nel 1887 a quattro mesi di vita. Isolato in provincia, lo troviamo impegnato a dirigere la sua Messa di gloria interpretata dagli allievi della scuola di cui era direttore. Nel luglio del 1888 compare sul “Teatro illustrato”, il periodico dell’editore Sonzogno, il bando di concorso per un’opera in un atto.Mascagni sceglie di partecipare con un soggetto verghiano e affida la stesura del libretto all’amico livornese Giovanni Targioni-Tozzetti, subito – mentre nasceva il secondo figlio Domenico – completa la partitura. Nel 1890 la giuria proclama i risultati: Cavalleria rusticana precede altri 72 lavori. Mai fu più equanime un pubblico concorso (né più utile un’inserzione su un giornale): il 17 maggio l’opera debutta con un clamoroso successo al Teatro Costanzi di Roma e subito dopo in molti teatri italiani e stranieri. Quella della diffusione contemporanea su più palcoscenici è una novità, lo specchio della trasformazione del mondo dell’opera. Ma il nuovo sistema di promozione e amplificazione non funzionerà in futuro come per Cavalleria: né il 17 gennaio 1901 quando Le Maschere debutteranno in sei teatri diversi (Roma, Milano,Venezia,Torino, Genova,Verona, con successo solo nella Capitale); né il 20 gennaio 1912, con Mascagni sul podio della Fenice e Tullio Serafin su quello della Scala a dirigere la prima di Isabeau. Nel frattempo erano nati anche L’Amico Fritz (Roma, 31 ottobre 1891), Guglielmo Ratcliff (Milano, 16 febbraio 1895), Iris (22 novembre 1897). Altre e diverse soddisfazioni erano venute però dalla nascita di Edoardo (1891) e di Emilia (1892).
Compositore d’Italia
Mascagni non fu solo compositore, ma anche direttore d’orchestra di professione. Nel 1898 dirige alla Scala sei importanti concerti, proponendo per la prima volta in Italia la “Patetica” di Cˇ ajkovskij, l’anno successivo a Pesaro (dove è direttore del Liceo Rossini) una serie di concerti con l’orchestra dell’istituto. Nell’aprile del 1901 è a Vienna a dirigere il Requiem di Verdi in mortem, ospite di Gustav Mahler. Del 1902 sono le tournée europea (Vienna, Bucarest, Madrid) e americana. Nel giro di pochi anni il sistema dell’opera italiana diventerà un mercato internazionale e Mascagni, nel 1911, partirà pure per una tournée sudamericana lunga 7 mesi. Nel Sudamerica tornerà nel 1922 per una seconda tournée e poi di nuovo a Vienna, Praga,Varsavia e Budapest. Compositore, direttore ma anche destinatario di incarichi istituzionali: dopo la destituzione dal Liceo di Pesaro (ma il tribunale di Ancona nel 1906 riconoscerà le sue ragioni), assume la carica di direttore della Scuola nazionale di musica di Roma (1903-1911), poi quella di direttore artistico del Teatro Costanzi di Roma (1909-1910). Con Marconi, Pirandello, Fermi e D’Annunzio sarà accademico d’Italia, titolo prestigioso conferito a eminenti personalità dal Fascismo, che lo promosse come compositore nazionale fin dal 1927 quando fu chiamato a rappresentare il Paese in occasione delle celebrazioni organizzate nel 1927 a Vienna per il centenario della morte di Beethoven. Nel pieno delle sue funzioni di compositore ufficiale presenta la sua ultima opera, Nerone (1935), che però non piacque al dedicatario Mussolini. Mentre per il cinquantenario di Cavalleria (1940) incide l’opera in disco, contribuendo con le sue stesse mani alla fama imperitura e soffocante di quel suo giovanile capolavoro.
Andrea Estero