Classica e tecnologia: lo “spread” italiano

L'inchiesta di "Classic Voice" misura il gap tecnologico di tutte le orchestre e i teatri d'opera italiani rispetto al resto del mondo

dibattiti“Ci stiamo attrezzando”. Così teatri e orchestre italiani rispondono alla domanda sul loro livello di avanzamento tecnologico. La multimedialità, la capacità di comunicare e di realizzare gli eventi attraverso le nuove tecnologie è molto evidente all’estero, dove spesso le eccellenze musicali brillano coerentemente anche nell’utilizzo di dispositivi e strumenti per un nuovo tipo di fruizione degli spettacoli: i Berliner Philharmoniker sono la più importante orchestra sinfonica al mondo? Hanno messo in piedi una macchina tecnologica per lo streaming su pc, iPad e telefonini all’altezza della loro fama. Il Metropolitan di New York produce i migliori spettacoli del pianeta? Con le dirette live al cinema sa come arrivare a farli vedere in lungo e in largo e nel migliore dei modi. E perfino l’Opera di Pechino scala posizioni, insidiando il primato del Met.  Anche noi non sembriamo male quando il 7 dicembre di ogni anno il mondo intero pare concentrato sulla prima della Scala, che si vede in tv e al cinema, si commenta sui social network in diretta. Tutto aggiornato. E poi? Il nulla. Risorse a parte, c’è la voglia di stare al passo coi palcoscenici mondiali?

 

Nel numero di gennaio di “Classic Voice” l’inchiesta sul rapporto tra teatri d’opera e orchestre italiane con i nuovi strumenti di diffusione multimediale stila l’indice internazionale di aggiornamento tecnologico (live al cinema, home streaming, sito multimediale, app, etichette fai-da-te) che vede le nostre istituzioni musicali indietro rispetto alle altre principali europee, americane ed asiatiche. E tu cosa ne pensi? Le nuove tecnologie di comunicazione fanno bene alla musica classica o ne compromettono contenuti, messaggio e “bellezza”? Scrivicelo qui o a redazione@xgpub.com


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