All’Opera si abusa di sostanze chimiche dannose

Per superare lo stress e migliorare la prestazione canora

Lirica"drogata"“Se prima dell’inizio di un’opera si dovesse attivare un controllo antidoping dietro le quinte, probabilmente pochi artisti potrebbero entrare in scena”. Non è l’accusa velenosa di un aspirante cantante che non riesce a trovare spazio nel mondo della lirica, e nemmeno una voce raccolta al bar del loggione. La denuncia, sottoscritta e circostanziata, arriva da uno specialista in foniatria e otorinolaringoiatria notissimo nell’ambiente, Franco Fussi, il quale è quotidianamente a contatto con i problemi dei cantanti. Precisato che un’opera non è comunque una gara agonistica la cui regolarità possa essere compromessa dall’uso di sostanze “proibite” da parte di uno dei concorrenti, e che ovviamente non basta un aiuto medico per trasformare un modesto artista in un fuoriclasse, resta il fatto che il fenomeno può comunque alterare in qualche modo i rapporti sul palcoscenico e che sta assumendo proporzioni preoccupanti. “Ho preso per anni antidepressivi e antiepilettici di cui non avevo assolutamente bisogno”, confessa un’importante cantante che racconta il suo caso a pagina 25 (“Classic Voice” 204).
Non mi sarebbe capitato nulla di grave se fossi stata seguita da un medico professionale, sensibile e competente. Invece ho avuto la sfortuna di incontrare il medico sbagliato. E oggi posso dire che mi sono rovinata la vita e la carriera artistica”. Danni irreparabili al posto degli sperati vantaggi.
Cos’è, dunque, il “doping nell’opera”?

(il seguito dell’inchiesta a firma Mauro Balestrazzi si può leggere su “Classic Voice” 204)


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306 Novembre 2024
Classic Voice