L’ormai celebre orchestra di giovani strumentisti israeliani e arabi, fondata per dimostrare che può esserci dialogo fra i due popoli e intitolata al Divan come la raccolta poetica di Goethe, ha effettuato a Milano l’unica tappa italiana della tournée del decennale, diretta da Daniel Barenboim, suo fondatore. Un concerto che il direttore ebreo-argentino ha accompagnato da parole ironiche nei confronti della guerra in corso: "sono ingenuo a pensare che la guerra non servirà a nulla?", ha commentato senza smentire la sua fama di israeliano critico nei confronti del governo dello stato ebraico. La Scala, gremita come non accadeva da tempo, ha tributato un interminabile applauso d’entrata ai giovani – alcuni giovanissimi – ambasciatori di pace protagonisti di una serata che è stata un crescendo di qualità esecutiva e di emozioni. In apertura il Concerto per tre pianoforti K.242 di Mozart, col suo splendido Adagio reso lieve e vaporoso nonostante la consistenza dell’organico: alle tastiere, il ventunenne giordano Karim Said, la ventitreenne israeliana Yael Kareth, e lo stesso Barenboim. Le difficilissime e rigorose Variazioni op.31 di Schönberg, prima opera dodecafonica seriale scritta per grande orchestra, hanno avuto una definizione strutturale lucida e rigorosa. In conclusione, una travolgente e drammaticissima Quarta sinfonia di Brahms, autentica glorificazione degli eccellenti ottoni. Il pubblico in tripudio ha ringraziato infine il maestro per il dono di un focoso bis – l’ouverture della Forza del destino – con un quarto d’ora di applausi e standing ovation. (20 gennaio 2009)
Giancarlo Cerisola