Direttore musicale sì, no, forse. Tutti, compresi i giornali, ne parlano: Gatti, Chailly, Pappano? No, l’orchestra preferisce Dudamel. E così via ipotizzando. Dalla Scala non arriva nessuna conferma. In ogni caso, e fino a prova contraria, l’incoronazione più attesa dell’universo della musica classica è stata rimandata. Mentre un analogo tormentone sembra avviato anche Roma, dove il direttore artistico Sani sta pensando al dopo Gelmetti. Anche lui, però, con lissneriana prudenza: “sarà un processo lungo, per ora abbiamo iniziato una collaborazione con Riccardo Muti”. Anche a Roma vince la teoria del “maestro scaligero”? Il riferimento è a Daniel Barenboim, supplente di lusso. A guardare gli appuntamenti milanesi messi in agenda questo mese verrebbe da tenerselo stretto. Suona, dirige, accompagna. Si parte con il prezioso e davvero scaligero ciclo Beethoven/Schönberg: quattro appuntamenti che accostano i Concerti per pianoforte dell’uno ai capolavori sinfonici dell’altro (Pelleas und Melisande, Notte trasfigurata, Un Sopravvissuto di Varsavia e Variazioni per orchestra, Cinque pezzi op. 16, rispettivamente il 13, 16, 22, 27). Protagonista la civiltà musicale viennese (e Daniel, che suona e dirige). Si prosegue con la ripresa del Tristano e Isotta, regia di Chereau, da ascoltare e riascoltare per lo splendore d’orchestra e la profondità di lettura (dal 5 di questo mese). Si conclude con una rimarchevole Liederabend, dove Barenboim è al pianoforte a fianco di Thomas Quasthoff, baritono di gran classe e stellare interprete schubertiano (il 23). Il futuro della Scala si vedrà, ma il presente è una certezza. (30 gennaio 2009)