“Altra voce, altro spazio” è il titolo della 57a edizione del Festival internazionale di musica contemporanea della Biennale di Venezia (dal 4 al 13 ottobre diretto per la seconda volta da Ivan Fedele) che intreccia in innumerevoli varianti due elementi cardine del pensiero musicale del secondo 900 fino ai nostri giorni. La vita interna del suono, la sua articolazione nello spazio, la voce vivisezionata al pari di uno strumento acustico, l’elettronica che di queste ricerche costituisce lo strumento essenziale sono gli elementi che entrano in combinazione nei concerti di questa manifestazione. Che conta 33 concerti con 3 appuntamenti al giorno, 81 compositori di cui più della metà trentenni nati negli anni ’70 e ’80, 40 novità fra cui 30 prime mondiali.
A fare da apripista alle nuove generazioni sono Luciano Berio – a cui si rende omaggio nei dieci anni dalla scomparsa con Epiphanie, Rendering, Ofanim, Sequenze, Altra voce – e Karlheinz Stockhausen (1928-2007): a quest’ultimo viene affidata la spettacolare apertura di festival con Helicopter String Quartet (nella foto), composizione che isola ognuno dei quattro interpreti dell’Arditti Quartet nella cabina di altrettanti elicotteri per farli suonare a 1500 metri di quota fra i rulli delle eliche.
Nella serata d’apertura la premiazione a Sofija Gubajdulina (di cui abbiamo riferito in una precedente notizia pubblicata in questa sezione) sarà seguita fra l’altro dal concerto con l’Orchestra del Teatro La Fenice diretta da John Axelrod e il contributo delle Percussions de Strasbourg con il loro infinito campionario di strumenti, oggi a quota 400. D’altronde, è per loro che Iannis Xenakis aveva concepito il famoso “sixxen”, strumento a lamine che cataloga 109 diversi suoni metallici. Ed è sempre per loro che ha composto uno dei suoi pezzi di maggior impatto drammatico, Persephassa, con una distribuzione spaziale determinante che vede i 6 percussionisti “accerchiare” il pubblico mentre suonano gli strumenti più incredibili: sirene, ciottoli o sassolini e tutto un intero arsenale di tamburi, woodblock, simantra, cimbali e gong. All’esecuzione di un classico come Persephassa, l’ensemble di Strasburgo accosta un trittico di autori italiani: Franco Donatoni con Darkness, Francesco Filidei con I funerali dell’anarchico Serantini e Alessandro Solbiati con Thai song.
Sintomo della vitalità della musica oggi, della volontà di inventare nuovi modi di fruirla, di comunicarla e di eseguirla è il collettivo /nu/thing (www.nuthing.eu): nato per riunirsi attorno a un blog per condividere partiture, scambiarsi idee e progetti, scoprire e far conoscere nuovi autori. Da una cerchia ristretta di amici, tutti compositori, anche se con provenienze musicali diverse, si arriva così ad una discussione pubblica che coinvolge altri settori e altre persone (il blog riceve in media 2000 visite al giorno).
Originale è poi l’idea di “Alla breve”. Si tratta di un format ideato da Radio France che commissiona nuove creazioni di dieci minuti per organici che vanno dal solista alla grande orchestra, ma con un particolare: ogni brano deve poter essere suddiviso in cinque parti di due minuti l’una. È il modo per poter dare un assaggio fulminante ma quotidiano di ogni nuovo pezzo, che potrà essere ascoltato nella sua interezza soltanto il sesto giorno.
Fra i tanti i concerti del Festival dove voce e canto sono diversamente manipolati, ve ne sono alcuni in cui questo strumento è protagonista principale, offrendo performance vocali acrobatiche. È il caso di David Moss, originale vocalist e percussionista qui accompagnato dai “maghi” del suono di Tempo Reale, Francesco Canavese e Francesco Giomi.
Fra i solisti con il “compito” di completare il lavoro del compositore contemporaneo c’è Michele Marelli: suona il corno di bassetto a cui fu attirato dopo il diploma in clarinetto e soprattutto dopo l’incontro con Stockhausen, del cui Ensemble divenne membro. Marelli rende omaggio al nume tutelare della sua carriera con Evas Spiegel, Susani, Traum-Formel, brani imperniati sull’elettronica e la spazializzazione del suono, e regala al Festival la prima assoluta della riscrittura di In Nomine – all’ongherese di Kurtág, rivisitazione della tradizione polifonica caratteristica di tanti autori contemporanei.
Da sottolineare, infine, l’iniziativa della biennale di una “call” internazionale volta alla realizzazione di nuove creazioni di giovani talenti. Si tratta di “pocket opera”, brevi opere di teatro musicale da realizzare in team – compositore, librettista, regista – al seguito di maestri e con il coordinamento del Direttore Ivan Fedele. La “chiamata” internazionale, in scadenza il 30 maggio, si trova all’indirizzo http://www.labiennale.org/it/musica/collegemusica/index.html
15 maggio 2013