Bondi è legge

Ma le reazioni non sono uguali per tutti

Bondi e legge Bondi l’ha definita "una riforma che salverà la lirica dal fallimento". Eppure,  a poche ore dall’ultimo scoglio superato, il voto al Senato (150 favorevoli, 112 contrari e 3 astenuti), dopo lo scontro alla Camera di giovedì scorso con l’Italia dei valori a fare ostruzionismo, non sono molte le dichiarazioni sulla nuova legge allineate con il pensiero del ministro. Per esempio Vincenzo Vita del Pd lamenta che sia un "testo grave e sbagliato, viziato da aspetti anti-costituzionali, come la soppressione del ruolo delle Regioni". Nonostante i dissensi, dunque, il mondo dell’Opera ha una nuova legge (dopo 42 anni) nata per mettere ordine e freni ai bilanci malmessi delle Fondazioni cui fanno capo 14 teatri operistici italiani. Freni volti a evitare ricadute sui contribuenti e a condizionare i contratti integrativi alla corretta gestione dell’ente, mentre le assunzioni a tempo indeterminato si legheranno ai soli turn over del personale che lascia nell’anno precedente. Ora che le fondazioni tutte (non solo  la Scala e Santa Cecilia come nella prima stesura) possono ottenere l’autonomia, si attende il riordino sistematico del settore, ovvero i regolamenti i quali, su proposta del ministro, dovranno essere emanati entro 18 mesi dalla conversione in legge. (30 giugno 2010)


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