I diversamente giovani come il sottoscritto, non possono evitare un sorriso alquanto ironico all’annuncio del cofanettone di 42 cd (più tre Blu Ray che contengono il purtroppo esiguo lascito video) che fa rientrare sotto l’etichetta d’una casa discografica ufficiale (Warner) una cospicua parte delle incisioni dal vivo di Maria Callas. Vero, il suono è stato fatto oggetto d’un restauro così sofisticato (curato com’è dallo Studio Arte et Son in collaborazione con Studio Circé, ovvero quanto di meglio può offrire oggi la tecnologia) da renderlo imparagonabile a quello delle tante etichette che avevano proposto i tanti lasciti callasiani dal vivo, e nell’album digitale del mese se ne offre a chi vorrà scaricarlo un eloquente saggio d’ascolto. Etichette che erano raggruppate tutte sotto la dicitura più o meno infamante di “pirate” (me ne ricordo ancora una che si propose col divertentissimo nome di Morgan Records…), e quindi fatte oggetto di reprimende varie quando non di vere e proprie denunce in quanto lesive non solo della qualità ma anche d’una supposta etica. Adesso invece entrano trionfalmente nell’ufficialità – perché ora la legge lo permette – anche le registrazioni dei ruoli che la Callas non aveva mai inciso: le quali, sia detto di passata, storicamente sono state appunto il primum movens del fiorire delle registrazioni dal vivo, troppo imperativo essendo il conoscere ad esempio la Lady e la Bolena callasiane colpevolmente ignorate dal record producer della Emi, il sempre incensato Walter Legge che perse molti più treni di quelli su cui riuscì a salire. (…)
L’articolo completo di Elvio Giudici che analizza le differenze tra le incisioni in studio e quelle dal vivo (appena restaurate da Warner) di Maria Callas è pubblicato sul numero di settembre di “Classic Voice”. Alcune incisioni restaurate si possono ascoltare in esclusiva nell’album digitale del mese riservato ai lettori della rivista