Fischi annunciati alla scala per Michieletto

Il regista firma Un Ballo in maschera di Verdi in scena da stasera al Piermarini

Damiano Michieletto firma una lettura moderna di Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi per la Scala e i loggionisti si preparano con fischi e buu per la prima di questa sera. E lo hanno annunciato allo stesso Michieletto, dopo la prova generale dell’opera che segna il debutto del trentasettenne regista veneto nel t10204_10151555056733165_1770039796_neatro milanese. “Per me le critiche sono fondamentali, sono il sale, ma non devono partire da un pregiudizio, semmai devono essere il frutto di un’analisi dello spettacolo”, afferma all’Adnkronos Michieletto, che da anni con le sue regie è apprezzato nei maggiori teatri europei, da Salisburgo a Valencia, da Tokyo all’Arena di Verona.
Il regista sposta l’ambientazione dell’opera dal XVII secolo ai giorni nostri, indagando “la crisi di un personaggio pubblico, Riccardo, la cui vita è analizzata sia negli aspetti evidenti a tutti, sia in quelli più intimi e privati. “È un leader politico carismatico – spiega Michieletto – che deve incarnare valori comuni, trovare appoggio e approvazione, ma ha anche fragilità e bisogni molto umani, come la necessita’ di conforto e di tenerezza. Si innamora di una donna, Amelia, impegnata con il responsabile della sua sicurezza, Renato, l’uomo che più di altri ha cura di lui. Si rivolge a una maga, Ulrica, che è una sorta di predicatrice, perché ha bisogno di credere in qualcosa”.
“La necessità di consenso – prosegue il regista – lo porta a organizzare un party elettorale che catalizzi su di sé l’attenzione, e una campagna mediatica condotta a colpi di slogan promozionali, che nello spettacolo diventano simboli scenici importanti”.
Per Michieletto non conta il luogo o l’epoca dell’ambientazione, che probabilmente contava poco anche per Verdi dal momento che, per ovviare ai limiti imposti dalla censura borbonica (l’opera nacque per il San Carlo di Napoli), spostò l’azione dalla Svezia a Boston e trasformò il Re Gustavo III in un semplice governatore, Riccardo conte di Warwich. Come aveva fatto del resto con Rigoletto. Per il regista è quindi “importante trovare un racconto che serva il dramma.
“Cambiare l’ambientazione – spiega – ha come obbiettivo potenziare il dramma, renderlo più efficace, creare le circostanze per una messa in scena più vivida rispetto all’etichetta di un conte del 1600 con cui oggi nessuno di noi può condividere nulla”.
E mentre queste attualizzazioni sono all’ordine del giorno nei teatri europei, alla Scala diventano più complesse, soprattutto se chi le “subisce” è Verdi. “Il pubblico milanese, in special modo i loggionisti, è molto affezionato a una certa visione con la quale Verdi viene proposto e più difficilmente è disposto a metterla in discussione. Se si tratta di un compositore non italiano, allora si accetta di più un allestimento moderno, ma con Verdi alla Scala ci si aspetta qualcosa di tradizionale e si giudica negativamnente una proposta diversa, al di là del fatto che sia un bello o un brutto spettacolo, che riesca a illuminare la drammaturgia e abbia una certa coerenza. Su questo tipo di proposte all’estero sono più disponibili. A me piacerebbe organizzare un incontro con il pubblico su questi temi – sottolinea Michieletto – per dimostrare che certe scelte registiche si fanno per ragioni drammaturgiche e non per posizioni narcisistiche”.
Il regista inoltre si interroga sul significato di “nuova produzione”. “Se la Scala mi chiede una ‘nuova’ produzione di un’opera, in questo caso di Un ballo in maschera – afferma Michieletto – io mi interrogo sempre su cosa significhi l’aggettivo ‘nuova’, con il quale devo mettermi in dialogo. Le nuove produzioni si fanno proprio per gettare nuova luce sugli autori, per svelare aspetti dell’opera che magari non sono stati ancora sviscerati, altrimenti basta prendere un vecchio allestimento e rimetterlo sul palcoscenico”.
La nuova produzione del ‘Ballo’ scaligero, che va in scena da domani, oltre alla regia di Michieletto, vede sul podio Daniele Rustioni e un cast di grandi voci che vanno da Marcelo Alvarez (Riccardo), a Zeliko Lucic (Renato), Sondra Radvanovsky (Amelia), Marianne Cornetti (Ulrica) e Patrizia Ciofi (Oscar). Le scene sono di
Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti e le luci di Alessandro Carletti. L’opera è replicata il 12, 15, 16, 19, 20, 22 e 25 luglio. A partire da lunedì 29 luglio, Michieletto sarà impegnato al Festival di Salisburgo – dove torna dopo il successo della Bohème di Puccini dello scorso anno – con una nuova produzione del Falstaff di Giuseppe Verdi diretta da Zubin Mehta. (fonte: Adnkronos)


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