Il Ballo della discordia

Interrogazione al ministro di due senatori leghisti: “Quel ritratto offende Verdi”. Replica del Regio

PARMA – Il Ballo in maschera che venerdì 24 settembre aprirà il Festival Verdi (nella versione originale intitolata Gustavo III su un progetto di Graham Vick ripreso da Jacopo Spirei) scatena polemiche prima ancora di andare in scena. A scandalizzare le anime belle di due senatori leghisti è un ritratto di Verdi elaborato da Davide Forleo che immagina il maestro femminilizzato, con giacca viola stretta in vita, gonna verde e frustino. Una delle tante riletture ideate dall’artista per gli appuntamenti di “Verdi Off”, la rassegna che affianca il Festival. Altri quadri di “Verdi Off” rappresentano il maestro nelle vesti di un mago, mentre pedala in bicicletta o mentre ascolta un MP3 o una radio a transistor: ritratti più o meno riusciti, ma tutti accomunati da uno sguardo divertito e affettuoso nei confronti del compositore. E comunque, su questi nessuno ha avuto da ridire.
L’immagine transgender incriminata è pubblicata sulla pagina Facebook del teatro per introdurre l’antegenerale dell’opera riservata ai giovani e ribattezzata “Queer night”, una serata di festa mascherata, con quel “queer” che suggerisce qualcosa di bizzarro ed eccentrico ma che richiama anche l’idea dell’omosessualità. È noto, del resto, che il progetto di regia di Vick si proponga di indagare il rapporto fra i due protagonisti maschili dell’opera.
Non avendo evidentemente altre cose più importanti di cui occuparsi, e sfidando senza paura il senso del ridicolo, i senatori leghisti Maria Gabriella Saponara e Maurizio Campari hanno pensato bene di indirizzare un’interrogazione al ministro della Cultura per chiedere quali “iniziative intenda assumere per far cessare quest’utilizzo improprio dell’immagine del Maestro Verdi”. Immagine che, secondo i suddetti rappresentanti del popolo, è “fortemente offensiva per il Maestro, priva di rispetto e decoro”. La conclusione dei senatori è che “oggi ogni cosa viene piegata al nuovo conformismo ideologico Lgbt che si vuole imporre a tutto il Paese”. Dove Lgbt, per chi non lo sapesse, sta per “lesbiche, gay, bisessuali e transgender”.
La sortita leghista è stata definita delirante dal sindaco, nonché presidente del cda del Teatro Regio, Federico Pizzarotti. E per una volta almeno, è difficile non essere d’accordo con lui. Anna Maria Meo, direttore generale del teatro, ha cercato di spiegare ai due interroganti che Verdi “è sempre stato uomo e artista precursore dei tempi, anticonformista per eccellenza, come dimostrano le sue scelte di vita e le pesanti censure subite sul piano artistico e sul piano personale”. Ma quelli erano censori veri e non facevano ridere.

Mauro Balestrazzi

 

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306 Novembre 2024
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