Il Lied della vergogna

Strauss lodò in musica un criminale nazista. Lo ricordiamo nella Giornata della memoria 2025

Lo si è cercato a lungo. La Società Strauss si è rifiutata di aprire i suoi archivi a chi lo cercava. Ma, come con la lettera rubata di Poe, lo si è infine trovato nel posto più ovvio: una biblioteca. La Columbia Library a New York aveva una copia del “Los Angeles Times” del 1° luglio 1946. Là era facile trovare e copiare un piccolo Lied di Richard Struass, “Wer tritt herein?”, senza num. d’op. 137, datato 3 novembre 1943, per voce sola (n. 289 nel Catalogo Trenner), con la sua sinistra dedica al Dr. Hans Frank, il “macellaio della Polonia”, come segno di gratitudine verso l’alto ufficiale nazista e il suo intervento per impedire che una famiglia di sfollati trovasse asilo nella villa Strauss di Garmisch (sebbene in quella grande residenza vi fosse spazio a sufficienza per loro e molti altri). Ecco la traduzione del testo del Lied:

Chi fa il suo ingresso, sì bello e slanciato? È il nostro amico, il ministro Frank, Come Lohengrin, da Dio mandato, ci ha protetti dalla sventura. Per questo
intono una lode e mille grazie al caro amico,
il ministro Frank.

Il brano in sé e per sé (sebbene degno di nota per essere l’unico Lied per voce sola di Strauss) non ha quasi alcuno spunto di interesse musicale, proprio come molti scarabocchi di Beethoven, perlopiù canoni, scritti sul posto per amici e mecenati. Ma qui il canone è scarico, sebbene la sua traiettoria ad alzo zero colpisca il cuore della convenienza e del buon gusto, a dir poco. Oltre a questa mostruosità straussiana, Hans Frank, famigerato per la sua crudeltà e spietatezza antisemita (che si estendeva all’élite culturale e politica polacca), appare nella storia della musica del Ventesimo secolo anche come dedicatario di un pezzo orchestrale celebrativo di Pfitzner (Krakauer Begrüßung op. 54, 1944). Sul versante gossip, egli è noto come “protettore” della futura diva Elisabeth Schwarzkopf (di per sé una diligente attivista nazista e membro del partito nazista nei suoi vent’anni). Anche grazie all’iper-raffinata (e spesso insopportabilmente compiaciuta) cronaca di Curzio Malaparte dei suoi incontri con Frank (in Kaputt), sappiamo che egli si dilettava a suonare il pianoforte, era un conoscitore d’arte (nel suo castello metteva in mostra capolavori pittorici sottratti ai musei), colto e pieno di sé: si presenta allo scrittore italiano con “Io sono il Re [della Polonia]”, proprio come il Baldassarre di Heine, e come lui circondato da una spaventosa cricca di cortigiani. Quando non suona il pianoforte o recita la sua parte di raffinato viveur, tuttavia, egli incarna il ruolo di Reichsminister e Governatore Generale della Polonia occupata con spietata efficienza. È responsabile della morte di milioni. “Dobbiamo annichilire gli ebrei dovunque li troviamo e in qualsiasi momento sia possibile”, era il suo dogma. Fu infine impiccato a Norimberga, dopo aver ammesso quantomeno una parte delle proprie responsabilità nel massacro, con il solito corollario di assurdi distinguo. I ricordi e il giudizio del figlio Niklas confermano a che livello Hans Frank fu incarnazione del male assoluto: solo così si può spiegare come un figlio conservi in tasca la foto del padre impiccato per “essere certo ogni giorno che egli sia morto”.
Ma che dire di Strauss e del suo piccolo Lied?  (…continua…)

 

L’articolo di Erik Battaglia, tratto dal suo nuovo libro “Liederatur” (Libreria Musicale Italiana, 2025), si completa nel numero 308 di  Classic Voice. Nell’immagine: “Mefistofele” di Dietrich Fischer-Dieskau per gentile concessione di LIM editrice

 


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308 Gennaio 2025
Classic Voice