Sul tavolo troneggiano profumati gli agrumi di Sicilia. Che tornano anche nel concept visivo del progetto: l’arancia si sbuccia aprendosi come un fiore in quattro istantanee. Corrispondono al prologo e alle tre giornate dell’Anello del Nibelungo in scena a Palermo nel 2013, anno del doppio bicentenario verdiano e wagneriano. L’evento è stato presentato a Milano, nella casa quattrocentesca di Pietro Maranghi, patron di Classica, la tv satellitare della piattaforma Sky. Certo: il Massimo è l’unico teatro d’Italia a metterlo in scena oltre alla Scala, il guanto di sfida andava lanciato a due passi dal Piermarini. E così è stato. "il Ring è un ammazzateatri", dice il sovrintendente Antonio Cognata, alludendo allo straordinario impegno organizzativo e finanziario che richiede. A Palermo è stato messo in scena una sola volta in passato, ma in due anni diversi (nel 1970 e nel 1971). Ora invece, per la prima volta, vivrà in un’unica stagione: a gennaio/febbraio l’Oro del Reno e la Valchiria, a ottobre-novembre Sigfrido e Crepuscolo degli dei. Niente ciclo completo nella canonica settimana, dunque: "Bruciare quattro opere in meno di un mese sarebbe stato impossibile per un teatro che deve distribuire i titoli per dieci mesi all’anno". Ma la volontà di perseguire quello che comunque resta un grande progetto, "provando che si può fare anche in modo diverso", precisa il sovrintendente. D’altra parte la Fondazione lirica siciliana, grazie alle politiche di risparmio, ha chiuso il suo sesto attivo di bilancio consecutivo e nello stesso tempo ha visto moltiplicarsi premi e riconoscimenti: tre Abbiati negli ultimi tre anni. Una politica che continua. Il Ring su cui s’impernia la prossima stagione verrà messo in scena dall’inglese Graham Vick, già protagonista di altri riusciti allestimenti nel capoluogo siciliano. "Palermo è già una metafora della Tetralogia, a ogni angolo c’è una ‘caduta degli dei’. E lo stesso Massimo è un perfetto Walhalla", spiega il regista nel suo perfetto italiano. Ma non aspettatevi un Wotan con la coppola. La sintonia va colta su un piano più astratto: "La dinamica speranza e caduta è nota ai siciliani, fa parte della loro storia e cultura", anticipa senza svelare oltre. Sul podio Pietari Inkinen, giovane direttore finlandese che arriva al capolavoro di Wagner per la prima volta. E un cast integralmente selezionato sulle peculiarità vocali e attoriali richieste dal progetto, giura il direttore artistico Lorenzo Mariani.
(15 maggio 2012)