Il tonfo della Lirica

Solo Il Massimo di Palermo presenta un consistente attivo per il 2008

Il tonfo della Lirica

Sprofondo rosso. Ecco la situazione finanziaria delle quattordici Fondazioni lirico-sinfoniche italiane. Si rendono pubblici i bilanci a consuntivo dell’anno 2008. E il quadro che ne vien fuori è desolante. Il  deficit dell’Opera di Roma ammonta a 11 milioni di euro, quello del Carlo Felice a di Genova a 10 milioni, segue la Scala a quasi 7 milioni. Maggio fiorentino e Comunale di Bologna sono sotto di 5 milioni, male anche la Fenice il cui rosso tocca quasi i 3 e l’Arena, indebitata per 1 milione di euro. Tutti gli altri presentano lievi avanzi di bilancio, tranne il Massimo di Palermo che – partendo da una situazione di disastro finanziario – porta gli utili a quasi novecentomila euro. C’è da dire, però, che il Teatro siciliano riceve per il solo 2008 ben 39 milioni di contributi (pubblici e privati: l’autonoma Regione siciliana è molto generosa), a fronte delle altre Fondazioni che – chi più chi meno – ottengono tra i 20 e i 30 milioni, con l’eccezione di Scala (63) e Opera di Roma (50). La maggior parte dei costi sono assorbiti dagli stipendi dei dipendenti, intorno al 60 per cento, lievitati non solo per le assunzioni effettuate nel corso degli anni precedenti, ma anche per le numerose indennità sindacali (leggi privilegi) riservate ai lavoratori interni. Il problema è che le leggi che regolano il funzionamento dei teatri d’opera non rispecchiano le condizioni attuali del bilancio dello Stato, ma quelle degli anni Settanta e Ottanta. Se così continueranno a stare le cose i consuntivi del 2009 – anno horribilis dei finanziamenti alla cultura, con la drastica riduzione del Fondo per lo spettacolo da parte del Governo Berlusconi – saranno una caporetto. Da più parti si attendono quindi quelle riforme auspicate da tutti ma che il Ministero non è riuscito ancora a presentare.

(4 settembre 2009


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