La Fenice è un melodramma

Al Festival di Savonlinna l’incendio diventa un’opera

La Fenice e un melodramma Luglio e agosto, mesi di festival. Di “eventi”. Sì, proprio la famigerata parola. Che però bene esprime il carattere di unicità che ha – o dovrebbe avere – ogni manifestazione festivaliera. In Italia il tasso di originalità non è molto alto, a parte le lodevoli deroghe. Ma anche all’estero le cose non sono poi così diverse: lì si rimedia, però, con l’eccezionalità di direttori, solisti, allestimenti, una volta l’anno proposti tutti insieme. Tranne alcuni casi, dunque, non è il titolo a fare il festival. A Savonlinna, Finlandia, ci hanno provato. Proponendo una nuova opera che racconta l’Italia. Ebbene sì, il festival che più baltico non si può, ha commissionato un lavoro che racconta l’incendio della Fenice di Venezia. E ha previsto che il libretto di Juha-Pekka Hotinen, messo in musica da Kimmo Hakola (nella foto), sia tradotto da Nicola Rainò e cantato in italiano. Un bell’omaggio a quel Bel Paese tormentato dallo spread, ma che non teme recessioni d’identità. La Fenice è un’opera tragicomica in tre atti e va in scena il 6, 10 e 14 luglio. La vicenda è ispirata ai documenti del processo che ha condannato due giovani elettricisti, colpevoli di aver appiccato il fuoco a un locale del teatro, volendo evitare il pagamento di una penale con un tipico espediente all’italiana. Nel primo atto i due artigiani, persone semplici e prive di cultura, vengono invitati dalla madre (che ha un catering dentro il teatro) a un maggior rispetto della bellezza e dell’arte. Ma i due la irridono, cinici. Non si rendono conto di quello che hanno tra le mani. Attorno ai protagonisti si aggirano una serie di figure, vivaci ma vere come l’incendio: Marco, il chiacchierone sindaco filosofo, per esempio; o Luigi, il sovrintendente, e Victoria, la vedova milionaria attivista nell’immancabile associazione. Sono prese sul serio? Il sottotitolo dell’opera non lascia ben sperare. Così i finlandesi ci rendono omaggio, ma ci bacchettano anche. E gli italiani, non solo quelli accorsi al Festival di Savonlinna, continueranno a fregarsene del loro patrimonio culturale?

29 giugno 2012

 


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