Sarà Damiano Michieletto il più giovane regista italiano a firmare un’opera al Festival della città di Mozart dopo Giorgio Strehler e Luca Ronconi. Il "baby" (37 anni) regista veneziano, dopo il debutto all’Opera di Zurigo con una versione del Poliuto (foto) di Gioachino Rossini destinata a far discutere, firma la regia della Bohème diretta da Daniele Gatti, in programma dal prossimo primo agosto al prestigioso festival austriaco. Una coproduzione con lo Shanghai Grand Theatre che è già sold out. A 12 anni dall’ultima regia di Ronconi (il Don Giovanni diretto da Valery Gergiev), Michieletto firma una regia a Salisburgo battendo Strehler che aveva 44 anni quando debuttò nel 1965 con Il ratto del Serraglio, mentre Ronconi ci andò nel 1993 a 60 anni con Falstaff.
Il regista veneziano, tuttavia, alla definizione di giovane, preferisce quella di "giusto". "Questa dei giovani è una balla", dice a Bianca Maria Manfredi dell’Ansa. "Strehler ha fatto la prima regia alla Scala quando aveva 25 anni. E il direttore artistico del Covent Garden ha solo un paio d’anni più di me". Certo "in Italia c’e’ bisogno di rinnovamento" ma il problema maggiore è quello "di garantire continuità alle idee. È difficile avere dei referenti che non cambino ogni due anni. L’organizzazione all’estero è diversa. In Italia i talenti sono un po’ cani sciolti e alla fine è tanta fatica inutile".
Michieletto ha lavorato in tutto il mondo e nella prossima stagione farà il suo ingresso anche alla Scala curando la regia del Ballo in Maschera, a luglio 2013, con la direzione di Daniele Rustioni. L’attesa è alta visto che il pubblico del Piermarini è spesso tacciato di essere tradizionalista, mentre le sue regie sono tutto il contrario. "Quando un teatro mi chiede di fare una nuova produzione", spiega, "per dare un senso alla parola nuova cerco un dialogo con la vita di oggi. È giusto rendere il materiale teatralmente efficace per gli spettatori di oggi". Nel caso di Poliuto – martire cristiano che si sacrifica per la sua fede – questo si traduce in una versione dell’opera ambientata in un sotterraneo industriale dove gli uomini vivono come topi dove la religione è vista come "la possibilita" di dare valore alla vita umana contro la massificazione, è il diritto di coscienza. "Un martire", osserva ancora, "è chi si dà fuoco per motivi sociali, sono i monaci tibetani che si sono immolati e anche quelli che si fanno esplodere con le bombe. Noi li chiamiamo terroristi ma dal loro punto di vista sono martiri".
Michieletto non ha alcuna intenzione di cambiare il suo approccio per Salisburgo, dove farà una Bohème spensierata, o per la Scala. "Quando lavoro", prosegue, "ogni palco è uguale. Salisburgo è prestigioso, il tuo lavoro viene visto da tante persone ma l’importante è valorizzare gli artisti, far sentire che c’è un pensiero sotto". E lo stesso accadrà al Piermarini. "Molti registi quando vanno alla Scala un po’ la subiscono, non osano. Il progetto che ho presentato io mi sento di dire che non sarebbe diverso per un altro teatro". ‘Il passato", conclude, "è la cosa che ti spinge avanti. Il rispetto per la tradizione non significa avere una paura che inibisca la tua creativita".
(4 maggio 2012, fonte ANSA)
May42012
Michieletto a Salisburgo
Primo regista italiano dopo Strehler e Ronconi