Finalmente anche Riccardo Muti si accorto dell’anomalia di un teatro d’opera che si autodefinisce il migliore del mondo (caput mundi del melodramma, aveva sentenziato il sindaco della città, tra le risate mondiali), ma che poi presenta una stagione di provincia con allestimenti da età preistorica (a teatro tali sono quelli risalenti a qualche decennio fa). “Così non mi interessa” ha sentenziato il grande direttore d’orchestra, allergico a ogni ingerenza politica, di quelle che hanno fatto la storia del Costanzi degli ultimi anni. “La stagione dovrà essere intelligente, agile, moderna, articolata, aperta a tutte le possibilità”. Tutto il contrario di quello che si è visto in quella attualmente in corso, aperta dal Falstaff di Zeffirelli (di quanti ne ha messi in scena, si è perso il conto). Un’indicazione precisa, quasi un avvertimento. La nomina del direttore artistico, Alessio Vlad (proveniente dal Delle Muse di Ancona), lascia ben sperare. Ma evidentemente Muti teme il pericoloso gorgo che all’interno di quelle stesse mura aveva inghiottito un direttore internazionale autorevole come Giuseppe Sinopoli. Già il sindaco Alemanno, pur assicurando che “siamo pronti a recepire i suoi consigli sul cartellone in corso”, dichiara che in fin dei conti “non mi sembra così brutto, c’è un aumento del 10 % degli abbonati”: ma è impossibile cambiare le stagioni in corso d’opera e la qualità non sempre coincide con la redditività. Per fortuna che è intervenuto Bruno Vespa, con sagge parole: “C’è sempre stata chiarezza. Questa è una stagione di transizione, figlia di un’altra epoca, non ha niente a che fare col futuro dell’Opera, che sarà, a Dio piacendo, con Muti”. Per ora il maestro evocato come il salvatore si gode il suo tanto atteso debutto al Metropolitan di New York. Dal 23 febbraio porterà in scena Attila, il melodramma verdiano che nella Grande mela non era mai stato rappresentato. Regia di Pierre Audi (con costumi di Prada e le scene di Jacques Herzog and Pierre de Meuro), nel cast Ildar Abdrazakov, Violeta Urmana, Ramón Vargas e Carlos Alvarez. Il “Maestro” porta a New York il rigore del musicista europeo. Ma anche il glorioso teatro che oggi entra nei cinema d’America ed Europa in 3D (il 24 febbraio nei cinema di tutti gli Usa il Simon Boccanegra) e che ha saputo reinventare la sua identità con spettacoli innovativi, mantenendo alta la qualità musicale, ha forse qualcosa da insegnare. (29 gennaio 2010)
Jan292010
Muti debutta al Met
New York sì, Opera di Roma nì