In attesa delle esternazioni di Antonio Pappano nell’intervista che Fabio Fazio gli farà a "Che tempo che fa" il 4 marzo su Raitre (come ospite a inizio trasmissione intorno alle 20 e 10), Riccardo Muti esterna – a sorpresa – sulle istituzioni conservatoriali di cui lo si è sempre ritenuto strenuo difensore. "Il conservatorio l’ho sempre pensato come un’accademia per chi possa fare sul serio il musicista, per talenti veri ammessi a numero chiuso", spiega il Maestro. "Questo non vuol dire strimpellare un piffero, ma imparare a cantare insieme", precisa. "Invece questo dilagare dei conservatori diventati oggi università che senso ha?", si chiede con aria perplessa per poi incalzare sull’altro problema dei troppi pianisti che andrebbero indirizzati, invece, a studiare strumenti che scarseggiano di esecutori in orchestra. "Si sfornano centinaia e centinaia di pianisti. E poi?, domanda pensando ai pochissimi che riescono a far carriera. E a sottolineare l’affermazione Muti racconta qualcosa di sconcertante sullo scollamento fra il reale impegno sul campo e quel che avviene nelle aule accademiche. "Nelle audizioni orchestrali ho visto diplomati con dieci e lode non venire giudicati idonei", spiega in tono sconcertato. "Il dieci e lode gli è stato dato perché? Per quale motivo? Le famiglie fanno grandi sacrifici per [far] diplomare un figlio. Se questi poi prende dieci e lode, loro hanno il diritto di pretendere che faccia il musicista e non un altro lavoro. Così il conservatorio diventa un inganno".
(29 febbraio 2012)
Feb292012
Muti parla, anzi esterna
Quando il conservatorio non corrisponde alla realtà