Dopo il rifiuto espresso dal Coro del San Carlo di Napoli di cantare un testo, "Napucalisse", di Mimmo Borrelli su musiche di Giorgio Battistelli (nella foto) considerato troppo volgare e perfino blasfemo dividendo in favorevoli e contrari gli artisti chiamati a intonarne le armonie, si è cercata e si è trovata una soluzione. Così la lava e i lapilli non del Vesuvio quanto piuttosto della polemica che sembrava pregiudicare la prima del San Carlo di venerdì 28 settembre sembra spenta. Ma vediamo i fatti. Borrelli, il compositore, ha scritto un "Oratorio grottesco", come si legge sulla locandina, commissione del teatro assegnata nell’ambito del progetto "Napoli". Per Rosanna Purchia, sovrintendente, si tratta di un primato che dà opportunità a compositori contemporanei e autori di confrontarsi con il mondo del teatro, una tradizione intrapresa lo scorso anno con Luca Francesconi e Valeria Parrella creatori di "Terra". Ma "Il Vesuvio è Napoli", spiega Borrelli in una traduzione del testo in italiano preparata da lui stesso, con "il suo bilanciere dorato di cocaina, il termometro nel culo di chi ha una febbre che non guarisce mai, lo specchio che si spacca ferendo a morte, in sangue di sacrificio necessario alla creazione, per poi ricomporsi da capo col nostro sangue, che a differenza di quello di San Gennaro è ‘ghiarzo’, arso, scottato nel suo indotto ribollire". Così, tra imprecazioni, parolacce e riferimenti blasfemi, canta il vulcano partenopeo in "Napucalisse" musicata da Battistelli. Una storia di quell’apocalisse sempre attesa dallo "sterminator Vedevo" che sta lì a chiedersi di distruggere o no la città con il suo carico di umanità ma anche di camorra e malaffare, e pure ricca di fermenti, speranze, generosità.
Il sovrintendente Purchia, per placare gli animi, ha chiesto ("con molto rispetto", dice) e ottenuto ("senza censure per un poeta e drammaturgo come Borrelli, che poi ho chiamato io al San Carlo") una soluzione alternativa: libretto invariato e coro che canta parole diverse. Ecco allora che quel "Mannaggia la Madonna" e "Mannaggia al Padreterno", diventano accontentando i coristi "Senza la Madonna" e "Senza il Padreterno". Il libretto distribuito in sala, tuttavia, conterrà il testo originale firmato Borrelli. Il quale spiega così le espressioni che hanno alzato il polverone: "Io comunque avevo interpretato quelle parole come una preghiera, gli stessi teologi e studiosi danno interpretazioni meno restrittive della bestemmia, in molti spiegano che esprime un’istanza metafisica, una preghiera degli atei, un urlo di disperazione contro la solitudine".
26 settembre 2012