Scandalo Massimo

Un teatro virtuoso sotto il tritacarne della vecchia politica

Scandalo Massimo Non ci posso credere, direbbe il comico Aldo. E d’altra parte siamo a Palermo, la città dove accadono le cose incredibili. Anche all’opera. Cosa succede? Il Teatro Massimo è da qualche tempo citato come caso di esemplare gestione economica. Nel 2011 ha chiuso il settimo bilancio in attivo e lo ha fatto in un periodo lontano anni luce dalle “vacche grasse” che si mungevano fino a qualche lustro fa. Veniva peraltro da una gestione disastrosa, con risultati di esercizio che sembravano un inno allo spreco del denaro pubblico. Così siamo passati da un passivo di 13milioni di euro (nel 2002) a un attivo superiore ai 4milioni (2006), per poi assestarsi fino al 2011 su un costante avanzo di circa 1 milione e mezzo di euro, necessario per pagare gli interessi bancari. Mentre i conti venivano risanati, aumentavano gli spettatori (passati dai 77mila del 2001 ai 126mila del 2011), crescevano le recite d’opera e balletto (dalle striminzite 85 alle 129), i costi iniziavano – miracolo! – a essere più bassi delle entrate, al contrario di prima, quando si viveva al di sopra delle proprie possibilità. Ebbene, con questo raro gioiello in casa, cosa decide di fare il neo sindaco Orlando? La guerra al Sovrintendente Antonio Cognata. Solo che non potendosi appellare ai numeri, il Leoluca rampante si attacca ai cavilli e invoca il commissariamento. Due membri del cda sono stati nominati, secondo lui, senza averne i requisiti (anche se le nomine sono state avallate dai revisori, espressione del Ministero, che anche oggi confermano il loro parere). Ma non solo. Orlando scrive anche dello “scadimento della qualità degli spettacoli”, laddove – proprio in virtù della loro sostenibilità – il teatro ha programmato stagioni ben dosate, con punte di eccellenza nei rari e affascinanti Predestinati di Schreker e in una Carmen da brivido, che hanno meritato il Premio Abbiati della critica musicale italiana (non accadeva da anni), vinto anche per le iniziative “educational”. Il Massimo è anche l’unico teatro italiano oltre alla Scala che nel 2013 si può permettere il lusso finanziario di allestire il Ring completo con la regia di Graham Vick. Il germanofilo Orlando dovrebbe apprezzare. E invece denuncia per mail che “la situazione del Massimo è gravissima”, nell’indifferenza nazionale e con una stampa locale compiacente. Scadimento della qualità? Non vorremmo, invece, che il ring su cui scontrarsi ci entrasse poco con Wagner. E molto di più con le prassi della prima Repubblica: l’occupazione delle istituzioni culturali (ma gli organi delle Fondazioni liriche godono per legge dell’autonomia gestionale fino alla conclusione del mandato), l’apertura dei cordoni della borsa tra gli evviva dei sindacati, con le assunzioni di massa promesse in campagna elettorale in una città e una regione che già rischiano il default, la negazione di ogni criterio meritocratico, che premia la buona gestione. Dalla Primavera all’inverno della vecchia politica.

 

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305 Ottobre 2024
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