L’emergenza coronavirus ha aperto le porte dello streaming gratuito. Da New York a Roma, da Vienna a Parigi, tutti i maggiori teatri si sono adattati a una chiusura di cui non si intravedono ancora i limiti reali, cercando così di mantenere un filo diretto con il pubblico. Paradossalmente, l’agenda del melomane non è mai stata così ricca come in questi giorni.
Il Metropolitan di New York ha deciso di muoversi senza indugi: tutti i giorni alle 19.30 (1.30 italiane), saranno trasmesse gratuitamente opere delle ultime 14 stagioni, disponibili sul sito del teatro nelle successive venti ore. Si può partire con Donizetti il 20 marzo (Le fille du Régiment, 2008) e proseguire il 21/3 (Lucia di Lammermoor, 2009); il 22/3 appuntamento imperdibile con Evgeni Onegin del 2007 firmato Robert Carsen, con le voci di Renee Fleming e Dmitry Hvorostosvky.
Un modello simile ha adottato il Teatro dell’Opera di Roma, che preferisce però la programmazione in replica doppia a giorni alternati senza vincoli di orario. Il sovrintendente Carlo Fuortes l’ha ribattezzata “stagione digitale teatrale”: così il 22 marzo si potrà vedere Andrea Chenier firmato da Marco Bellocchio e diretto da Roberto Abbado; il 24 e il 27 il capolavoro di Henze The Bassarids, andato in scena nel 2015 e premiato con l’Abbiati; il 25 e 28 marzo Orfeo ed Euridice di Gluck con la regia di Robert Carsen e il 26 e 29 marzo Madama Butterfly firmata Fura dels Baus alle Terme di Caracalla.
L’Opéra di Parigi guarda avanti: mentre lancia la campagna abbonamenti 2020-21 punta già il mese prossimo con un calendario streaming a cadenza settimanale sulla pagina Facebook. Dopo Don Giovanni con la regia di Ivo van Hove (dal 23 al 29/3), propone dal 6 al 12 aprile il Barbiere di Siviglia secondo Damiano Michieletto; da non perdere nemmeno Les contes d’Hoffmann dal 20 al 26/4 con la regia di Robert Carsen.
La Staatsoper Unter den Linden di Berlino non è da meno. Anzi, rilancia massicciamente con un calendario quotidiano che si spinge al 17 aprile: tra i prossimi appuntamenti, Medea di Cherubini il 20 marzo (dirige Daniel Barenboim, regia di Andrea Breth), il discusso Rosenkavalier di André Heller con la direzione di Zubin Mehta (21/3 e 16/4), Falstaff secondo Mario Martone il 25/3 e il giorno seguente una perla barocca come Hippolyte et Aricie di Rameau sotto la guida di Simon Rattle. Più avanti, l’8 e il 10 aprile, doppio appuntamento wagneriano con Tristan und Isolde e Parsifal, entrambi nella lettura di Dmitri Tcherniakov.
Anche la Scala ha appena diramato il suo programma: grazie a un accordo con Rai Cultura, Rai 5 e RaiPlay trasmetteranno 30 spettacoli. Si comincia lunedì 23 marzo su RaiPlay con La gazza ladra diretta da Riccardo Chailly che sarà presente con otto titoli, tra cui quattro inaugurazioni di stagione. La prima settimana di programmazione prosegue con I masnadieri diretti da Michele Mariotti con la regia di David McVicar (in programma dal 24 marzo); Orfeo di Claudio Monteverdi diretto da Rinaldo Alessandrini con la regia di Robert Wilson(dal 25/3); Il crepuscolo degli dei diretto da Daniel Barenboim con la regia di Guy Cassiers (dal 26/3); Fin de partie, l’unica opera di György Kurtág (dal 28 marzo); e Il viaggio a Reims di Rossini diretto da Ottavio Dantone con la regia di Luca Ronconi di cui ricorrono i 5 anni dalla scomparsa (dal 29/3). Dal 6 aprile, poi, per quattro settimane, l’offerta arriverà anche su Rai5, sempre a cadenza quotidiana, dal lunedì al venerdì alle 10 del mattino.
Si è adeguata anche la Fenice, che pochi giorni fa ha caricato senza limiti di fruizione il titolo inaugurale del 2019-20, Don Carlo di Verdi, con la regia di Robert Carsen e la direzione di Myung-Whun Chung, e Dorilla in Tempe di Vivaldi diretta da Diego Fasolis con la regia di Fabio Ceresa.
Dal San Carlo di Napoli, invece, si attende di rivedere il 28 marzo il rarissimo Ermione di Rossini, andato in scena lo scorso novembre per i 200 anni della prima assoluta, avvenuta proprio a Napoli.
E sempre per restare in ambiente rossiniano, il Rossini Opera Festival ha dischiuso i suoi archivi, fissando sul suo sito internet un fitto calendario di rarità, riscoperte o storiche produzioni: il 21 marzo alle 20.30 Sigismondo, il 24/3 Adelaide di Borgogna, il 27/3 Mosè in Egitto, il 30/3 Ciro in Babilonia e il 2 aprile Guglielmo Tell.
Non solo teatri, ma anche stagioni concertistiche: sul suo sito internet, la Filarmonica della Scala offre il codice per accedere a quattro concerti con altrettanti grandi nomi, compreso il rimpianto Georges Prêtre. L’offerta è valida per 48 ore dall’inserimento del codice.
Infine, nel mare magnum di questi giorni, è da segnalare Opera Vision, una delle più importanti piattaforme streaming d’Europa, che ha ridefinito la sua programmazione aprendola a tutti senza limiti per i prossimi tre mesi: un’occasione unica per assistere ad alcuni dei più recenti ed interessanti spettacoli europei, come il Ratto dal serraglio del Festival di Glyndebourne (20/3) o il raro Lucio Silla di Mozart da La Monnaie di Bruxelles (24/3). Ma dopo l’indigestione digitale, occorrerà pensare al futuro dei teatri.
Uno scenario quanto mai incerto, se addirittura un colosso come il Bayreuther Festspiele deve capire ancora se riuscirà ad aprire il sipario in luglio, mentre Glyndebourne ha fatto slittare la data d’inizio dal 21 maggio al 14 luglio. In Italia molte iniziative programmate in aprile, oltre il termine del decreto, sono già saltate per l’impossibilità di spostarsi e di organizzare prove d’assieme. Incalcolabili i danni nel reparto, sia sulle strutture sia sulle vite di migliaia di liberi professionisti, ai quali il Governo italiano fin qui non ha dato ancora uno squarcio di speranza, a differenza di quello che è successo in Germania, dove il Ministro Monika Grütters ha fatto includere immediatamente la cultura nel programma di interventi economici del Governo Merkel.
Paradossalmente, in Italia il primo a essere stato tutelato è lo spettatore: con l’articolo 88 del Decreto n.18/2020 il Governo ha stabilito che chi è in possesso di un titolo annullato per sopravvenuta impossibilità di prestazione, può presentare istanza di rimborso entro trenta giorni, ricevendo un voucher di pari importo da utilizzare entro un anno dall’emissione. Per i teatri è solo una mezza buona notizia: se il voucher non intacca gli incassi del 2020 (già peraltro minati dalla chiusura), il suo utilizzo nella prossima stagione potrebbe aprire altre voragini di cassa, creando agli enti seri problemi di liquidità. Ecco perché, per ora, l’unica ricetta concreta per non mettere ulteriormente in crisi i teatri italiani è quella di non chiedere il rimborso, campagna a cui aderisce anche il nostro giornale. Al Comunale di Ferrara, al Massimo di Palermo, all’Accademia di Santa Cecilia molti spettatori hanno già esplicitato questa volontà. E i teatri li hanno pubblicamente ringraziati.
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