COLONIA – “Lo facciamo regolarmente con Mozart e Beethoven. Qualche collega si è spinto fino a Berlioz, Mendelssohn, Schumann e Brahms. Perché mai un approccio filologico non dovrebbe riguardare le opere di Wagner?”.
Nato e cresciuto in California, “senza televisione o giradischi, ma con un pianoforte e un clarinetto”, 66 anni, dal 2006 direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica di Montréal, dal 2015 Generalmusikdirektor del Teatro dell’Opera e dell’Orchestra Filarmonica di Amburgo – Kent Nagano ha avviato in questi mesi con Concerto Köln un progetto per realizzare una historically-informed performance dell’intera Tetralogia wagneriana.
Quali risultati si aspetta?
“Soprattutto la messa a punto di un diverso equilibrio nel rapporto tra le voci e l’orchestra. Lo sforzo dei cantanti, sia il loro affaticamento fisico sia la tendenza a spingere, a sforzare l’emissione per oltrepassare il muro di suono dell’orchestra, continua a rappresentare uno dei principali problemi nelle esecuzioni wagneriane e, credo, a condizionarne lo stile interpretativo e la ricezione complessiva. Ci sono nella sua musica, nel suono come nel canto, lunghi momenti di intimità e di riflessione che richiedono un attento controllo dell’intensità del suono”.
Il problema dell’alleggerimento delle voci preoccupava già Herbert von Karajan e ha coinvolto, da allora, i direttori wagneriani più sensibili al diffuso senso di perdita, di sconfitta, di inabissamento che attraversa la sua opera. Ma non ha mai portato a riflettere nella prospettiva oggi indicata da lei.
“Credo che le novità più evidenti emergeranno dalle sezioni dei fiati, degli ottoni e delle percussioni. E’ probabile che l’intensità dell’insieme orchestrale fosse diversa da quella a cui siamo, ormai da generazioni, abituati. Stiamo facendo restaurare strumenti a fiato dell’epoca di Wagner, strumenti che hanno suonato le sue opere nell’Ottocento e oggi sono conservati nei Musei, per riportarli in vita”. – (continua)-
L’intervista completa di Sandro Cappelletto a Kent Nagano e i particolari del progetto “Ring” con strumenti originali proposto dal direttore nippo americano sono pubblicati nel numero di settembre di “Classic Voice”