Per le celebrazione del 250° anniversario della morte di Händel – e in occasione del debutto dell’ensemble con contratto esclusivo su l’Oiseau-Lyre – Il Giardino Armonico diretto da Giovanni Antonini ha inciso i Dodici concerti grossi, op. 6 in tre cd. "Antonini e Il Giardino Armonico ci regalano performance immacolate", ha scritto di questi dischi il "Guardian".
Pur appartenendo all’età barocca, Georg Friedrich Händel (1685-1759) influì decisamente su Haydn (1732-1809), Mozart (1756-1791) e Beethoven (1770-1827), esponenti di quel classicismo viennese da cui discende, per estensione, il termine omnicomprensivo di musica classica.
L’aspetto né moderno né conservatore ma semplicemente handeliano di questi concerti consiste nella libertà di improvvisazione nell’ambito di principi stabiliti per quel genere. Non esiste un’alternanza regolare e schematica di soli e tutti e il concertino può mancare del tutto; inoltre non è possibile trovare corrispondenze formali o strutturali nemmeno fra due dei dodici concerti. Tre di essi sono in quattro movimenti, otto sono in cinque e uno in sei. Gli elementi adoperati costituiscono un fantastico guazzabuglio: ouverture francese, danze italiane, francesi e inglesi, sonata da chiesa, duetti da camera, sono mescolati liberamente; poi vi si possono sentire anche un’aria o un recitativo accompagnato, un tema con variazioni, una fuga e così via.
Jan302009