American Postcard pianoforti Christina e Michelle Naughton cd Warner Classics 90295 56229
Due gemelle al pianoforte sono la confezione ideale per qualunque ufficio marketing. Belle, poi, devono essere per forza, altrimenti nemmeno si ragiona, e le sorelle Naughton possono stare al sicuro in qualunque casting.
Ma l’audizione? Questa Cartolina postale dall’America promette e mantiene musiche in cui il pianoforte è chiamato a esibire la sua natura più nervosa e geometrica, d’accordo, ma quel che si ascolta è un pianismo spianato, non nel senso giusto. Non so chi sieda a destra, se Christina o Michelle (come Katia e Marielle Labeque), ma le sgranature sulle note alte sono metallo puro. Tutto è picchiato e nervoso. Le sfumature, un desiderio.
Peccato perché il programma, americanissimo, è interessante, con la prima registrazione assoluta di un pezzo breve e rapinoso di John Adams, Short Ride in a Fast Machine, fanfara per grande orchestra che nella versione per pianoforte è anche meglio: trascrizione di una corsa notturna in auto di cui Adams si ricordava con terrore, su una Lamborghini.
Un po’ di nevrosi è giusto esibirla nei cinque movimenti di Five Days from the Life of a Manic-Depressive, ma è il caso che il quarto movimento citi chiaro chiaro I’m Crazy bout My Babe di Fats Waller e possa anche concedersi elasticità e nuance che le sorelle Naughton non includono nel loro profilo pianistico.
Ancora più interessante è la rara, rarissima Sonatina di Conlon Nancarrow, ultimo brano per pianoforte destinato a essere umani: dopo, Nancarrow scriverà solo pezzi folli e ineseguibili da mani vere; solo da rulli perforati. Sul Salón Mexico di Copland, nella trascrizione del devoto, devotissimo Bernstein, ancora non veniamo coccolati da molta sensiblérie; meglio le cose vanno nelle Variazioni su una Melodia Shaker che chiude l’album. Il Roll Over Beethoven di Adams non ha niente a che fare con Chuck Berry: è un lavoro tutt’altro che disinteressante che prende il volo dai passi più scattanti della Sonata op. 110 e delle Variazioni Diabelli.
Insomma, la materia c’è. La mano, le manine, non tanto.
Carlo Maria Cella
Su “Classic Voice” di carta o nella copia digitale c’è molto di più. Scoprilo tutti i mesi in edicola o su www.classicvoice.com/riviste.html