interpreti G. Finley, J. Bullock, A. Allicock, B. Sherratt, A. Staples direttore John Adams orchestra Bbc Symphony 2 cd Nonesuch 7559-79310-7 prezzo 19,70
Appoggiandosi ancora una volta all’inventiva di Peter Sellars (autore del libretto e regista della prima esecuzione), Adams in quest’opera riflette su uno dei momenti più drammatici dell’umanità: la nascita della bomba atomica con la sperimentazione effettuata a Los Alamos, New Mexico, la notte del 16 luglio 1945. L’opera non intende porsi quale rievocazione storica dell’evento, bensì della crisi spirituale dell’umanità: che trova il proprio paradigma in un evento col quale essa traccia una demarcazione netta di tanto più irrevocabile (“potevamo iniziare l’era atomica senza sporcarci le mani?”), in quanto appena accennati – benché inconfondibili – sono i richiami a Hiroshima.
A prescindere dal fascino del soggetto, dell’elegante testo scandito da versi di grandi poeti (anche in omaggio alla vastissima cultura di Oppenheimer) e del suo taglio drammaturgico, il merito principale del successo risiede nell’immediatezza espressiva d’una musica fatta di continue pulsazioni, di onde ritmiche cariche di energia nelle quali si traduce in potente teatralità l’antagonismo fra scienziati e militari: quelli perplessi nello sfidare le avversità meteorologiche che sconsigliavano l’esperimento, e questi intenzionati invece a procedere comunque. Memorabili, in particolare, mi paiono due scene. Quella in cui Oppenheimer si corica, accanto alla moglie già addormentata, e continua a studiare i suoi appunti con amare considerazioni sul loro fine ultimo; Kitty si desta e, compresa la situazione, scioglie un rapsodico inno alle dolcezze della vita. E il lungo finale, che porta al lancio della bomba sperimentale avvitando una tensione costruita attraverso un vero e proprio virtuosismo del particolare minimo. Scoppio della bomba, infine: che non si sente. Al suo posto, accordi scanditi in un tremendo ticchettio che annuncia la fine, poi solo un grande sibilo dal quale affiora persistente il martellio di campane a morto. Da lontano, una flebile voce femminile implora in giapponese acqua e il marito.
A differenza delle due registrazioni precedenti (entrambe video, diretta da Lawrence Renes l’una, ad Amsterdam; e da Alan Gilbert l’altra, al Metropolitan), per questa – effettuata in studio, parallelamente a un’esecuzione in forma di concerto – la direzione è nelle mani dello stesso Adams: molta maggiore attenzione ai mutamenti cromatici minimi o infinitesimali, un gioco dinamico spinto al virtuosismo, non meraviglia che le caratteristiche della scrittura strumentale siano scolpite assai meglio. Finley è presente in ciascuna edizione dell’opera, ed è il gigante interpretativo che invariabilmente s’apprezza. Il generale Leslie Groves ha una scrittura che nel suo spingersi agli estremi acuti e gravi molto ricorda, nei suoi intenti ferocemente parodistici, quella del Mao (che era tenore, mentre questo è baritono) di Nixon in China: Aubrey Allicock è formidabile. A sua volta, pur non essendo acuta in modo altrettanto parossistico, Kitty Oppenheimer è parte molto ardua, che Julia Bullock canta e accenta in modo magnifico.
Elvio Giudici
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