pianoforte Thomas Adès
violino Anthony Marwood
soprano Susan Bickley
quartetti Arditti, Endelion
direttori Thomas Adès e Markus Stenz
ensembles London Sinfonietta, Birmingham Contemporary Music Group
orchestre City of Birmingham Symphony, Chamber Orchestra of Europe
2 cd Emi 50999 0 88560 2 9
Giunge con un po’ di ritardo in Italia l’antologia che la Emi ha pubblicato nel 2011 per festeggiare i 40 anni di Thomas Adès (1971), il compositore inglese di maggior successo della sua generazione, musicalmente assai dotato anche come direttore e pianista. Si va dalla giovanile Chamber Symphony op. 2 (1990) a recenti lavori finora mai registrati: lo stesso Adès al pianoforte suona tre Mazurke del 2010, ripensamenti abbastanza personali da Chopin, e una “parafrasi da concerto” (2009) dalla propria fortunatissima opera da camera Powder her face (1995), che ha avuto molte rappresentazioni, perfino in Italia. Adès non è tipo da porsi problemi sul significato che può avere oggi scrivere una parafrasi da concerto sulle orme di ciò che Liszt genialmente fece nel secolo XIX, e lo fa con impeccabile disinvoltura artigianale, trascrivendo tre scene. L’ostentazione di un legame vissuto senza problemi con il passato fa parte della sua poetica; ma è una premessa per esiti che possono essere ludici, estrosi, allucinati, surreali, intensamente drammatici. Le rivisitazioni hanno una impronta riconoscibile anche nella qualità del suono, i fantasmi del passato possono essere deliberatamente lasciati intravedere (ad esempio in Arcadiana op. 12 per quartetto d’archi, del 1994) o essere oggetto di mediata riflessione, come nel Quintetto con pianoforte (2001) o nel Concerto per violino (2005). Nel ben articolato ritratto dei due cd troviamo anche la leggerezza di Living Toys op. 9 (1993), o la sinistra solennità di America: A Prophecy op. 19 (1999) su testi maya (purtroppo non riprodotti). Le interpretazioni sono tutte di altissimo livello. Sarebbe bello che anche autori meno “facili” venissero trattati con la stessa attenzione dalle case discografiche.
Paolo Petazzi