Albert Roussel Edition

interpreti vari
11 cd Erato

 

La storia musicale del Novecento sarebbe tutta da riscrivere. Nessuno si sognerebbe di affermare che Thomas Mann non è un grande scrittore perché non è sperimentale come Joyce. Ma anche nessuno, a sua volta, per il fatto che ammira Thomas Mann, crede che a dichiararne la grandezza debba sminuire come cervellotica e incomprensibile la scrittura di Joyce. Nei confronti delle opere musicali e dei musicisti, invece, si pensa e si fa proprio così. Richard Strauss è reazionario perché non è Schoenberg, e Schoenberg non fa musica ma rumori. I Dialogues des Carmélites di Poulenc è un capolavoro, ma qualcuno dice che è musica spazzatura perché non è il Moses und Aron di Schoenberg, cui altri ribatte che Moses und Aron è una schifezza inascoltabile. Pli selon pli di Boulez è incomprensibile, mentre Rota o Bernstein sì che sanno scrivere musica; Rota e Bernstein sono mummie, la vera musica oggi è Boulez. E se uscissimo da queste contrapposizioni che credono di tagliare la testa al toro e invece non spiegano niente? Il Novecento è stato un secolo fecondissimo di grande musica quanto forse pochi altri prima. Forse gli somigliano il XVII secolo e l’inizio del secolo seguente, Frescobaldi, Lully, Couperin, Bach, Corelli, Vivaldi: immaginate compositori più diversi, e più sperimentali? Provate solo a dire i nomi dei musicisti che hanno abitato il Novecento, da Stravinskij a Schoenberg, da Britten a Sostakovic, da Debussy a Stockhausen. Tra questi c’è anche Albert Roussel, del quale opportunamente ora l’Erato fa uscire questo cofanetto di 11 cd che non dovrebbe mancare nella casa di nessuno, tra quelli che amano la vera e grande musica. Che cosa faceva, come doveva cominciare un compositore francese, dopo Debussy? Roussel riceve la formazione da D’Indy. Poteva diventare un compositore accademico di cui nessuno avrebbe parlato. Scelse invece, pur affascinato da Debussy, una via propria tra la lezione di Debussy e quella di D’Indy e il resto d’Europa e del mondo, come fecero anche, tra gli altri, un Hindemith e uno Janácek, un Falla e un Bartók. Assai diversa la strada intrapresa da Roussel anche da quella che sarà, nella sua Francia, la via del cosiddetto gruppo dei Sei. Esplora una sua vena intima e cupa, manifesta un senso tragico della vita – e della storia. Si rifugia nel Mito e nella Leggenda dell’India e scrive l’affascinante dramma Padmâvatî. Le opere andrebbero citate una per una. Ma, per cominciare, si ascolti la Prima Sinfonia, Poema della foresta. L’ultimo tempo della Terza Sinfonia, misteriosissimo, dapprima insinuante e infine aggressivo. O le belle mélodies. O quel capolavoro assoluto che è il balletto Le festin de l’araignée. Piuttosto frequente nei programmi dei teatri e delle istituzioni concertistiche fino agli anni 70, è poi quasi scomparso. E non si sa perché. Ecco un’occasione per tornare a riflettere su una delle figure di musicisti più originali del Novecento, e riascoltare la sua musica, e goderne. Interpretazioni di riferimento tutte quelle comprese nel cofanetto. Qualcuna, addirittura preziosa: José van Dam, Marilyn Horne, Charles Dutoit, dispiace non poterli citare tutti. Una festa per le orecchie e per la mente.
Dino Villatico

 

 

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306 Novembre 2024
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