direttore Andrew Carwood cd Hyperion 67860
Anche il profilo stilistico di Gregorio Allegri (1585-1652) appare con maggior chiarezza se lo si colloca alle estreme propaggini del Cinquecento musicale romano, ovviamente di genere sacro, popolato in primis da Giovanni Pierluigi da Palestrina e dai suoi epigoni, quindi da altri maestri della polifonia devozionale papalina come Felice Anerio, Annibale Stabile, Francesco Soriano, Giovanni Andrea Dragoni, Ruggiero Giovannelli, Prospero Santini, Curzio Mancini, nomi che concorsero, fra l’altro, alla redazione della “Missa canti bus organis”, qui incisa per la prima volta, componendone un pezzo per ciascuno. Rispetto a chi lo precedette, Allegri risulta attento recettore sia dei dettami “ideologici” della Controriforma, sia degli strumenti tecnico stilistici messi in opera per darle veste musicale. La sua musica, dunque, non cerca più le soluzioni “all’interno” della scrittura contrappuntistica (che comunque resta struttura fondante classicista) ma increspandone la superficie di sovrastrutture ornamentali fatte ora di vaporosi volumi sonori, ora di svettanti fioriture melodiche. La lettura di Andrew Carwood è ben consapevole di tali caratteristiche ma non le esaspera mai, neppure nel ridondante “Miserere” a due cori, forse il primo “evergreen” della storia della musica, brano che si diffuse in tutta Europa nonostante il clero romano lo avesse ufficialmente secretato vietandone la copiatura.
di Carlo Fiore