[batteria] Antonio Sanchez
[sassofoni] Chris Potter, David Sanchez
[contrabbasso] Scott Colley
[chitarra] Pat Metheny
[pianoforte] Chick Corea
[cd] Cam Jazz/Ird CAMJ 7804-2
Prima di parlare della sorprendente poliritmia di Antonio Sanchez, musicista di Mexico City già noto come sideman del Pat Metheny Group, qui al debutto come leader, occorre stupirsi di un Chick Corea in stato di grazia, con ogni probabilità ridestato sì a nuova vita dall’incalzare di Sanchez nel brano di apertura One for Antonio, ma forse anche galvanizzato dall’imminente reunion dei Reurn To Forever, in partenza per un tour (prima data il 29 maggio ad Austin, Texas, poi in Europa, fra l’altro a Parigi l’8 luglio, a Vienna il 9, Madrid il 10, Londra il 21, Nizza il 23; e gran finale il 7 agosto a New York). Se Corea è fluido, intenso, ardito come non lo si ascoltava da anni, Sanchez, 36 anni di cui già 30 trascorsi alla batteria, pare non sapere cosa sia una smagliatura nel tessuto rimico. Non sbaglia un colpo. Ha una gamma impressionante di scomposizioni ritmiche. In questo primo disco da leader domina ogni dettaglio del suo moto ondoso dinamicamente in equilibrio e sempre in ascolto di ciò che il contrappunto musicale attorno a lui gli suggerisce. Chick Corea al pianoforte e Pat Metheny alla chitarra sono ospiti che non si limitano a prodursi generosamente per lo stimato amico nei tre brani che eseguono, due dei quali anche composti (Corea lo straordinario One for Antonio, Metheny il meditativo Arena/Sand). Pat, concluso il prologo calmo, lascia rispettosamente spazio a un dialogo circolare dei sassofoni: e quelli di David Sanchez e Chris Potter sono strumentisti fra i più apprezzati della generazione under 40. A parte gli illustri ospiti, insomma, a convincere in Migration è il quartetto base, completato dall’originale contributo del contrabbasso di Scott Colley, come emerge dal dialogo intenso di Ballade, dove domina un lirismo controllato che mai rinuncia, però, alla tenuta in pressione dell’energia ritmica, soppesata, mai gridata ma sempre saldamaente in pugno anche quando l’andamento della musica impone il sussurro.
Alessandro Traverso