pianoforte Giuseppe Albanese cd Deutsche Grammophon 4812298 prezzo 18,60
Trentasei anni, vincitore di un “Premio Venezia” nel 1997, Giuseppe Albanese ha già al suo attivo una carriera concertistica di buon livello e due dischi incisi per la Dg, l’ultimo dei quali dedicato a Liszt secondo un criterio antologico che non è certo l’elemento più di spicco di questo prodotto. In altre parole da una pubblicazione discografica di un artista giovane ci si aspetterebbe un contenuto ispirato a un progetto culturalmente più interessante. Lasciamo a Lang Lang e ad altri pianisti più superficiali il compito di riversare in disco nient’altro che una scelta di ciò che si adatta meglio alle mani in un dato momento della propria carriera.
Ciò detto, il giudizio sui singoli contenuti e quindi sullo specifico pianismo di Albanese discende ovviamente dall’ascolto del disco in questione ma anche da quello di un recital tenuto dal solista a Roma tre anni fa, radiotrasmesso, e impaginato secondo una sequenza che tiene in considerazione due elementi comuni, Au bord d’une source (lode ad Albanese per una laurea in Filosofia con una tesi sull’Estetica di Liszt nelle “Années de Pèlerinage”) e le Reminiscenze dalla Norma.
Ciò che si ascolta nel disco è di livello tecnicamente ottimo (scarse o nulle le differenze rispetto alla performance in pubblico) e dimostra anche un’eccellente conoscenza di quelli che sono i criteri interpretativi “classici” e di alcune incisioni di riferimento, che si chiamino Horowitz per Au bord d’une source e per l’Isoldens Liebestod o Berman per la Dante-Sonata e Brendel per le Reminiscenze. Già riuscire a porsi su un livello estetico prossimo a queste interpretazioni da manuale è a mio parere un risultato davvero notevole. Con lo stesso grado di “virtuosismo comunicativo” e di eccellenza tecnica Albanese affronta con successo i Giochi d’acqua a Villa d’Este, la Leggenda di San Paolo, la Rapsodia spagnola e la raramente proposta Danse des Sylphes trascritta da Liszt a partire dalla Damnation de Faust di Berlioz. A proposito, Albanese avrebbe ad esempio potuto proporre un’impaginazione di programma molto più interessante attingendo alle “trascrizioni d’arte” che sono state elaborate sul capolavoro berlioziano anche da Stradal, Saint-Saëns, Tausig, Klindworth, Taubmann.
I momenti critici più vistosi all’interno del repertorio lisztiano scelto da Albanese – ad esempio l’esposizione del tema in fa diesis e il Presto finale nella Dante-Sonata, o la sovrapposizione dei temi nel finale delle Reminiscenze – sono risolti con una facilità e con un eloquio davvero ammirevoli. Badi però Albanese a non lasciarsi troppo andare a invenzioni e manipolazioni di sorta nella Norma: nonostante le sue avvertenze nelle note di accompagnamento al cd, che sottolineano delle scelte compiute allo scopo di sottolineare il carattere improvvisatorio del pezzo, la scrittura lisztiana non è mai casuale e va rispettata così come si rispetta un Preludio di Bach o una Ballata di Chopin.
Luca Chierici