pianoforte Angela Hewitt
15 cd Hyperion CDS44421/35
In una intervista rilasciata lo scorso dicembre alla Rai di Torino in occasione di una serata dedicata ai concerti bachiani per tastiera e orchestra, la Hewitt (che parla benissimo la nostra lingua) ha ricordato i motivi che stanno alla base della sua fede nei confronti della musica bachiana, l’ascolto frequente della prassi esecutiva propria dei clavicembalisti e allo stesso tempo la caratteristica “astratta” della musica di Bach che, al contrario di quella dei clavicembalisti francesi, permette l’uso indistinto di più strumenti o addirittura la trascrizione per ensemble diversi. Ma dalla voce della Hewitt traspare anche e soprattutto una grande voglia di fare, che la ha portata ad indagare il repertorio romantico (Chopin e Schumann – dice – adoravano Bach) e persino ad organizzare un festival in Umbria e ad acquistare una casa sul lago Trasimeno, considerando l’Italia come sua patria adottiva. È più facile allora capire quale sia il valore della sua testimonianza discografica relativa al compositore prediletto, una testimonianza che ha origine nel 1994 e che la Hyperion riunisce in un box di 15 cd nel quale vengono raccolte tutte le registrazioni bachiane effettuate dalla pianista canadese. Dal momento in cui vinse nel 1985 il primo premio al Concorso Internazionale Bach di Toronto, istituito appositamente per commemorare la figura di Glenn Gould, la carriera della Hewitt sembrò indirizzata verso uno studio sempre più approfondito di quel tipo di repertorio e anche se le scelte discografiche e concertistiche si sono via via allargate verso altre mete è pur sempre nel nome di Bach che la sua attività verrà principalmente ricordata. Le incisioni comprese in questo cofanetto appartengono a epoche differenti e si può notare la variazione con gli anni di alcuni parametri importanti, in primo luogo l’acquisizione di una cantabilità più “rilassata” e l’uso di tempi più moderati rispetto a quella che retrospettivamente può apparire una rigidità metronomica iniziale, che non possedeva tuttavia il fascino meccanico di quella di Gould. Sempre molto parco è l’utilizzo del pedale di risonanza, e il suono della pianista è mutevole anche in relazione alla scelta dello strumento impiegato (si passa dallo Steinway al prediletto Fazioli). Il contenuto del box procede giustamente per categorie di composizioni e non segue quindi un ordine cronologico di registrazione. Si perde quindi un poco il senso del cammino della Hewitt verso la completa maturità artistica che non è evidente nei primi esempi (le Invenzioni a due e tre voci) ma d’altro canto si acquisisce la possibilità di un più facile reperimento dei singoli lavori del lungo e complesso catalogo bachiano. Tra i momenti più emozionanti di questo grande ciclo ricorderemo senz’altro la seconda versione del Clavicembalo ben temperato (2008), la registrazione del Concerto italiano, le Goldberg, e soprattutto le Toccate, che rappresentano l’incisione preferita dalla stessa Hewitt. In allegato l’ascoltatore può leggere una sorta di storia dell’intero progetto discografico narrata dalla pianista stessa. Il box contiene un sedicesimo cd promozionale che raggruppa una compilation di altre registrazioni effettuate dalla Hewitt per la casa britannica, al di fuori del repertorio bachiano. L.C.