pianoforte Kit Armstrong
cd Sony 8883747752
prezzo 19,10
La mia prima occasione di ascolto del giovane pianista, taïwanese d’origine ma di formazione americana e inglese – Curtis Institute e Royal Academy – è stata nel corso della tournée italiana dell’orchestra del Gewandhaus con Chailly; Kit Armstrong allora appena diciassettenne si cimentava con il Concerto di Schumann. Pur riconoscendo come la straordinaria nitidezza del suo pianismo, quel suono ben calibrato, il fraseggio sensibile e discreto, non avesse nulla a spartire con le vistose esuberanze ostentate da altri giovani pianisti orientali saliti in quegli anni alla ribalta di una clamorosa notorietà, rimase l’impressione di una certa estraneità alla coinvolgente circolarità del discorso schumanniano. Impressione che il disco in parola consente di mettere più giustamente a fuoco, lasciando intendere senza dubbio una personalità originale, come non a caso aveva colto Alfred Brendel che dichiarò senza mezzi termini lo straordinario talento del giovane Kit; il quale è anche compositore assai prolifico oltre che sospinto da una vocazione per la matematica, ciò che spiega le linee razionali con cui ha progettato questo programma, centrato su due aspetti di Bach, assai diversificati se non contrapposti, uno esemplato dalla Partita l’altro dai Preludi Corali. La singolarità dell’approccio sta nel fatto che nella scelta dei dodici Preludi Corali dall’Orgelbüchlein egli lascia la più consueta strada della trascrizione che ha il sue vertice in Busoni per escludere ogni possibile suggestione organistica e procedere ad una diretta lettura pianistica; occasione per un’esplorazione minutissima entro il tessuto contrappuntistico sorretta da un gusto e da un piacere musicale indiscutibile. Lo stesso che possiamo ritrovare nella prima Partita che si snoda, nella stessa scelta dei tempi, con un’ariosità assai accattivante, del tutto sottratta a certa puntigliosità ritmica esibita da molti esecutori. Il nome di Busoni se mai affiora nella composizione dello stesso Armstrong, Fantasy on B-A-C-H, una più libera divagazione scaturente dalle fatidiche quattro note, arricchendosi poi di varie reminiscenze, aperta verso un orizzonte sfumato e trascolorante di inquiete atmosfere che sembrano, appunto, evocare in qualche modo il fatalisno busoniano. A corredare il disegno si incastonano nel gioco alcune pagine dalla Musica ricercata di Ligeti, un altro modo, dice Armstrong, rispetto a quello dei Corali bachiani per stimolare l’invenzione con materiali di provenienza popolare: un pretesto anche questo per ammirare la misura e l’intelligenza dell’interprete oltre che per ricordare da quale terreno a preso le mosse il geniale musicista transilvano che al pianoforte, con i suoi Studi, offrirà uno dei doni più preziosi.
Gian Paolo Minardi